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è la negazione di ogni idealità umana. Manca a' suoi doveri il filosofo che dimentica l'importanza dell'ideale nella scienza, nelle lettere, nelle arti, nella civiltà tutta; è desso, qualunque sia la sua origine, che illumina la nostra mente e riscalda il nostro cuore; senza esso, invano chiederemmo a noi la ragione del nostro essere; la vita non varrebb'essa la pena di essere vissuta. Chi toglie all'uomo l'idea del dovere, sbandisce dall'animo ogni nobile e generoso sentimento per sostituirvi un meschino e desolante egoismo. Non è vero che l'amore di sè governi tutte le azioni degli uomini; imperocchè, se vi sono quelli che sono destituiti di ogni sentimento sociale e morale, e tutto sottomettono al proprio interesse, ci sono pure quelli che sacrificano sè agli altri. Nessun utilitarista può negare questo dato dell'esperienza; epperò è forza ammettere nell'uomo un principio assoluto di disinteresse e moralità, sebbene questo nel suo svolgimento psicologico, storico e biologico possa essere diversamente spiegato. Infatti anche nella stessa Filosofia dell' affetto sono dei passi che contraddicono all'universalità della legge dell'egoismo; più volte in quest'opera si riconosce l'esistenza del dovere (vol. I, pag. 156, 106, 276); in una nota a pag. 182 il Testa, dopo aver tentato di dimostrare che l'uomo è mosso dalla compassione solo per effetto di giudizio inconsapevole e di allucinazione, per cui egli mette sè al posto d'altri, ad attenuare gli effetti della sua dottrina, scrive: Nella morale v' ha un assoluto razionale. Con questo parrebbe sottrarre, come fece Kant, la morale al sentimento; la quale indipendenza non è possibile, come saviamente ebbe a giudicare il Cantoni nella critica che fa alla filosofia di Kant; e come più innanzi (pag. 207) riconosce lo stesso Testa, ammettendo che, sebbene il sentimento non fondi la legge morale, tuttavia ci muove a quella e ce ne avvisa. E dice bene, poichè il sentimento è la molla di tutto l'operare umano.

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Qui io non mi diffonderò nel mostrare che il principio fondamentale della Filosofia dell' affetto è contrario ai risultamenti della scienza: se ne persuase più tardi lo stesso autore, che rinnegò questa dottrina con queste belle parole, che si leggono in un manoscritto citato dal Molinari: È in me e in tutti gli uomini questa credenza che dobbiamo dare la vita piuttosto che - offendere la giustizia. Dunque la giustizia non è un'idea tolta dalla tendenza - alla felicità; dunque il principio che fonda la morale non è l'interesse bene inteso, non è la fuga del dolore, ma un elemento razionale assoluto, che presiede alla condotta umana. Se mi si dimanda perchè vi sono dei doveri, risponderò, perchè vi sono. Non v'è una ragione da dare alla ragione.

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Movendo dal benessere e dalla necessità naturale di fuggir il dolore, io non troverò mai il dovere di morire per la giustizia... troverò il contrario. L'obbligo di morire piuttosto che offendere la giustizia non si può derivare dal desiderio del benessere o dalla necessità di cercare la propria felicità. Questo dovere è approvato dalla ragione innanzi ad ogni considerazione del piacere e del dolore dell'umano individuo. Quando io ho detto nella filosofia dell'affetto Parte 2a, pag. 168. che i gastighi dell'altro mondo fondavano

- il dovere di morire in questo per la giustizia, ho dato per fondamento quello - che non è che uno stimolo alla nostra dappocaggine al ben fare e dal quale - per niuna maniera si può derivare l'idea del dovere. I premî e le pene dell'altra vita, dice acutamente Cousin, sono istituiti a titolo di gastigo e di - ricompensa. Ora punire e ricompensare suppongono delle azioni buone e delle - cattive. Bisogna dunque conoscere il bene ed il male morale per conoscere - quelle delle nostre azioni che saranno ricompensate e quelle che saranno pu- nite. Ecco un sacerdote onesto e pio che pur s'accorda con Kant nel fon- dare una morale indipendente dalla religione.

Vedremo in seguito come il Testa uscisse dalle pastoie del sensismo che informa la sua prima opera, e assurgesse ad una filosofia razionale, che - lo dispose ad accogliere con frutto il criticismo, per cui egli si presenta come - il primo vero filosofo kantiano in Italia.

MEMORIE

DA SOTTOPORSI AL GIUDIZIO DI COMMISSIONI

E. PADOVA. Sulle espressioni invariabili. Presentata dal Socio CREMONA.

PRESENTAZIONE DI LIBRI

Furono inviate in dono all'Accademia le seguenti pubblicazioni di Socî:
G. SEGUENZA. Il Retico di Taormina.

G. BRIOSI. Esperienze per combattere la peronospora della rite, esequite nell'anno 1885, nell' Istituto botanico della R. Università di Pavia. F. KLEIN. Ueber hyperelliptische Sigmafunctionen. -Ueber Configurationen, welche der Kummer' schen Fläche zugleich eingeschrieben und umgeschrieben sind.

PERSONALE ACCADEMICO

Pervenne all'Accademia la dolorosa notizia della morte del suo Socio corrispondente prof. ETTORE CAPORALI, avvenuta in Napoli il 2 del corrente mese. Il prof. Caporali apparteneva all'Accademia dal 31 dicembre 1883.

CORRISPONDENZA

Ringraziarono per le pubblicazioni ricevute:

Il Ministero dei Lavori Pubblici, Roma; la Società italiana delle scienze, detta dei XL; il R. Istituto britannico e la Società zoologica di Londra;

la R. Accademia delle scienze e la R. Società zoologica di Amsterdam; la R. Accademia di scienze naturali ed arti di Barcellona; la Società geologica di Edimburgo; l' stituto Smithsoniano di Washington; l'Istituto nazionale di Ginevra; la Società fisica di Berlino; la Biblioteca nazionale di Milano; la Biblioteca nazionale centrale di Firenze; la R. Biblioteca palatina di Parma; la Biblioteca della Badia della SS. Trinità di Cava de' Tirreni; la Biblioteca provinciale di Aquila; la R. Biblioteca di Berlino; la Biblioteca nazionale di Parigi; la Scuola d'applicazione per gl' ingegneri, di Roma; l' Università di Oxford; l'Istituto Teyler di Harlem; il Collegio degli ingegneri civili di Londra; la Commissione per la Carta geologica del Belgio.

Annunciarono l'invio delle loro pubblicazioni:

La R. Accademia delle scienze di Amsterdam; la Società di storia naturale di Dorpat; la Società di scienze fisiche e naturali di Bordeaux; l'Accademia sassone di Friburgo; l'Osservatorio navale di Washington; il Municipio di Pesaro.

D. C.

P. B.

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pervenute all' Accademia sino al 18 luglio 1886.

Archeologia. Il Socio FIORELLI ha fatto pervenire all' Accademia il fascicolo delle Notizie sulle scoperte di antichità per lo scorso mese di giugno, accompagnandolo colla Nota seguente:

. Abbiamo avuto tre nuove epigrafi concordiesi nella Regione X, ed alcuni oggetti di età longobarda, scoperti presso Cividale del Friuli, che vennero aggiunti a quel Museo pubblico.

. Per la Regione VII (Etruria) devono essere ricordati piccolissimi frammenti di una epigrafe latina, che hanno importanza, perchè rinvenuti in Firenze presso il Borgo dei Greci, ove in altri tempi si trovarono i resti del tempio di Iside con varie iscrizioni votive. Si ha poi un secondo rapporto sugli scavi della necropoli viṣentina, e propriamente sopra quelli eseguiti in cont.ada s. Bernardino, ove si riconobbe la parte più antica del sepolcreto, la quale restituì all'aperto tombe a pozzo con suppellettile funebre, simile a quella delle necropoli laziali e degli antichissimi sepolcri di Corn、to-Tarquinia e di Vetulonia. Nella Regione IV (Umbria) si rimisero all'ape to alcuni titoli della famiglia Vespria in prossimità di Santa Maria degli Angeli, nel ter.itorio di Assisi, alla quale famiglia appartengono altre lapidi inedite, rinvenute nel vicino agro di Bastia-Umbra.

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Le scoperte poi della Regione I si limitano al suolo urbano; e sono

RENDICONTI. 1886, VOL. II, 2o Sem.

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meritevoli di particolare nota i rinvenimenti fatti presso il Mausoleo di Lucilia Polla nel terreno del cav. Bertone sulla Salaria, dove accanto ad iscrizioni classiche apparvero anche memorie di età cristiana.

. Dalla Sardegna provenne un nuovo titolo, scoperto nel Comune di Pirri .

Archeologia.

Di un raro bollo
raro bollo figulino a lettere mobili.

Nota del Socio F. BARNABEI.

Fra i mattoni con bolli, rinvenuti non ha guari in Pozzuoli, negli scavi fatti in via s. Francesco, ove furono riconosciuti i resti di un edificio termale (cfr. Notizie 1886, p. 129), uno, di cui fu dato il semplice annunzio, mi sembra degno di speciale considerazione. È un mattone tondo, spezzato; e vi è impresso un sigillo rettangolare, nel modo che qui vedesi riprodotto alla grandezza del vero:

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Pare a primo aspetto che nessuna difficoltà debbasi incontrare nello esame di questa impronta; nitidi essendo i segni che la compongono. Ma poi le difficoltà crescono, se si vuole spiegare il significato della leggenda.

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È chiarissima nel primo verso la parola Gami; dopo la quale è un segno. che non può avere altro valore che quello di punto diacritico. La sua forma, che corrisponde alla parte inferiore dei punti diacritici, così comuni in suggelli simili al nostro, non ammette dubbio circa tale interpetrazione; senza dire che tra l'ultima lettera di Gami e la lettera prima della parola che segue nell'istesso verso, non rimarrebbe altro spazio che per un I, quivi impossibile pel senso; ovvero per un punto diacritico, che tanto alla forma dell' I si rassomiglia.

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Seguono, sempre nello stesso primo verso, le lettere VRT, per le quali non si sa quale spiegazione proporre; e volendo ritenere l'ultimo di questi segni per un I, e leggere Uri, si avrebbero due difficoltà: la prima ammettendo un cognome di cui nessun altro esempio si conosce; la seconda, anche più forte, ammettendo che per un servo due cognomi fossero stati usati. Che Gamus sia cognome servile, è notissimo; e le stesse figuline di

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