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chestra agli occhi degli spettatori. Nel teatro Costanzi invece, una parte dell'orchestra è visibile e l'altra no. Non si hanno dunque, i vantaggi dell'abisso mistico, ma ne rimangono gl' inconvenienti, i quali sovrattutto per l'esecuzione delle opere italiane saranno gravissimi, richiedendo esse che il cantante si unisca colla voce e qualche volta perfino collo sguardo ai singoli professori d'orchestra. Una delle attrattive di questa inaugurazione è la scelta delle opere. L'impresario ci darà tre capolavori italiani : la Semiramide e l'Otello di Rossini e la Norma di Bellini. Il pensiero è lodevole e conviene augurare che venga effettuato in modo veramente degno di quei sommi maestri. Gli artisti ai quali è affidata l'interpretazione delle opere sovracitate son quasi tutti in fama di valenti nel repertorio moderno. Ma la musica di Rossini e di Bellini domanda qualità speciali, e pochi maestri concertatori e cantanti, ai nostri giorni, ne conoscono le tradizioni. Alla direzione degli spettacoli del Costanzi venne chiamato il maestro Giovanni Rossi di Parma, egregio e coscienzioso musicista. Se si riuscisse davvero a riprodurre quelle opere in modo relativamente meritevole d'encomio, si dimostrerebbe luminosamente che Rossini e Bellini non sono invecchiati come taluno afferma, e che la loro musica, dopo le trasformazioni subite dall'arte in questi ultimi anni e il nuovo indirizzo del teatro melodrammatico, si raccomanda ancora per molte qualità che invano si cercano nelle opere dei moderni maestri, non foss'altro per la spontaneità e la chiarezza che pure dovrebbero accompagnarsi sempre all'arte

vera.

La stagione autunnale già incominciata non somministrerà copiosa materia alla cronaca e alla critica. Sono commendevoli gli spettacoli dell'Argentina di Roma, del Vittorio Emanuele di Torino, del Dal Verme di Milano, del Pagliano di Firenze, ai quali si aggiungerà, fra breve, quello della Pergola. Ma in veruno di essi si ebbero o si avranno importanti novità, salvo al Dal Verme di Milano dove si aspetta con grande curiosità la Carmen del Bizet, notissima in Francia e in Germania ma che in Italia non ebbe finora che poche rappresentazioni, l'anno scorso, al teatro Bellini di Napoli. Al Teatro Vittorio Emanuele di Torino fu riprodotta e piacque la Preziosa dello Smareglia, giovine maestro del quale si preconizza bene. Le grandi battaglie si combatteranno in carnevale e aprirà il fuoco alla Scala di Milano il maestro Ponchielli col suo Figliuol prodigo. Quanto al Nerone di Arrigo Boito, è ormai certo che non sarà pronto per quest'anno

F. D'ARCAIS.

Vol. XXIV, Serie II

15 Novembre 1880.

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RASSEGNA POLITICA

Gin

La riapertura del Parlamento Italiano. L'abolizione del corso forzoso. dizi prematuri Le inquietudini del commercio. La questione è superiore ai partiti I disordini in Francia. Le Congregazioni religiose. L'esercito. La Magistratura. Il Gabinetto Ferry e il sig Gambetta. questioni estere. Le condizioni dell'Irlanda. - L'opposizione in Inghilterra.

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Mentre scriviamo la presente rassegna, il Parlamento italiano si accinge a riprendere i suoi lavori. Alcune delle questioni che parevano più urgenti e intorno alle quali si preparavano più aspre le discussioni, sono passate, come si suol dire, in seconda linea. Il Ministro ha posto un problema che, per importanza, vince tutti gli altri, toccando esso interessi economici gravissimi. Una delle prime proposte presentate alla riapertura della Camera è il progetto per l'abolizione del corso forzoso. È opportu namente scelto il momento per procedere a questa riforma? Vi ha chi ne dubita, ma anche costoro sono costretti a riconoscere che il solo fatto di aver promesso al paese questo grande beneficio, stabilisce la necessità di effettuarlo. Alla questione di opportunità, osservano gli avversari leali, conveniva, in ogni caso, pensar prima; ora il ministero, che, in fondo ne doveva essere il miglior giudice, l'ha risolta sotto la propria responsabilità. Se altri la richiamasse in vita e se ne giovasse per combattere il progetto, e questo in nome di essa venisse respinto, si andrebbe incontro al pericolo di avere, almeno per qualche tempo, tutti i temuti inconvenienti dell' abolizione del corso forzoso, senza conseguire poi l'abolizione stessa. Posto, ancora, che il progetto Magliani non sia perfetto in ogni sua parte e vada emendato, è giusto ed onesto di considerarlo da un punto di vista superiore ai partiti politici, ed accordarsi tutti nel pensiero di correggerlo nel miglior modo possibile ed aiutare il governo a condurre a fine felicemente una impresa, che ora non si potrebbe più abbandonare senza danno e sovrattutto senza diminuire sempre più la fiducia del paese nell'efficacia delle istituzioni e del regime parlamentare.

Cost ragionano gli uomini savi, sia che appoggino il gabinetto Cairoli, sia, che, per altre ragioni, lo avversino. Se queste disposizioni non verranno guaste o mutate da interessi esclusivamente politici, il ministero ci

avrå guadagnato di aver portato la questione addirittura in un campo, nel quale, dopo un maturo esame, non è impossibile la concordia degli animi. La vera e proficua discussione si aprirà, dunque, soltanto quando il progetto sarà fatto di pubblica ragione, giacchè finora non lo si conosce che per via di sunti. Sarà esso accompagnato da una lunga relazione e da un numero considerevole di allegati atti a confutare i dubbi che qualcuno elevò sulla utilità dell'abolizione nelle attuali condizioni. Tuttavia sappiamo all'incirca, che la base del progetto è un imprestito di 600 milioni dei quali 400 in oro, con emissione di rendita nel corso di due anni, e prolungando per altri tre anni il corso legale in procinto di scadere. Vengono quindi parecchie altre disposizioni secondarie più o meno ingegnose, che non è lecito di giudicare prima di averne sotto gli occhi tutti i particolari.

Le sovrariferite basi del progetto non hanno dato luogo finora a serii appunti. I giornali più autorevoli si sono tenuti in una prudente riserva; ma l'impressione è questa, che la buona riuscita della pro posta dell'onorevole Magliani dipenda unicamente dallo stato economico del paese, in ispecie dal fondo metallico che può esistere in Italia indipendentemente dai 600 milioni sovraddetti. Rimarranno questi (00 milioni nel nostro paese, oppure dopo esservi entrati ne usciranno nuovamente?

Ecco i varii termini del quesito nella sua nuda semplicità. Per rispondere adeguatamente, è mestieri, aver notizie precise, in primo luogo, del rapporto che corre fra la importazione e l'esportazione e crediamo che a questo argomento si riferiscano per buona parte i documenti che il ministro unisce al progetto; e poi importerebbe di sapere quale quantità di rendita non nominativa, potrebbe, in date circostanze, pesare sul mercato; e anche su ciò si aspettano informazioni In altre parole, le sorti del progetto si connettono con una serie di fatti sui quali la relazione e gli allegati devono diffondere la luce desiderata.

Intanto le prime rivelazioni delle proposte ministeriali produssero nel mercato un'agitazione che, per quanto accenni a diminuire, non peranco intieramente finita. Il corso forzoso ha fatto sorgere, promosso, alimentato molte industrie che, colla cessazione di esso, subiranno necessariamente una crisi che vogliamo sperare passeggiera. È naturale che facciano udire alti clamori, e non ci reca neppure meraviglia che esagerino i mali dai quali si sentono minacciate D'altra parte si accusano gli Istituti di credito di osteggiare l'abolizione del corso forzoso coi mezzi che sono a loro disposizione, restringendo cioè gli sconti e aggravando per tal guisa le angustie del commercio. La manifestazione più solenne di tali inquietudini la si ebbe in una riunione d'industriali, commercianti e banchieri tenuta a Torino; ma giunsero lagnanze anche da altri centri ragguardevoli: da Milano, da Bologna, da Firenze, e perfino da Genova dove, per altro, si diceva che la Banca nazionale si fosse mostrata più larga.

Il governo se n'è preoccupato; gli stessi Istituti di Credito si sono af

frettati a dissipare i dubbi e le diffidenze che si nutrivano a loro riguardo. La Banca nazionale, per esempio, ch'era particolarmente presa di mira, ha fatto pubblicare uno specchio, dal quale risulta in modo irrefragabile che le operazioni di anticipazioni e sconti da lei fatti nell'ultima quindicina superarono la media delle altre quindicine del corrente anno. Quindi era falso che avesse chiuso gli sportelli, come si affermava, o ridotto la cifra solita delle operazioni suddette.

Certamente le richieste erano state maggiori. Ma poteva essa soddisfarle? Già si sapeva che da qualche tempo aveva raggiunto il massimo della circolazione, e d'altronde tutto questo aumento di domande risponde veramente ad un aumento di bisogni legittimi, o non è, invece, le conseguenza di speculazioni di Borsa? Comunque sia, furono presi provvedimenti, e primo fra tutti, l'aumento al 5 per cento dell'interesse delle anticipazioni, mantenendo a 4 per cento il saggio dello sconto. I direttori degl'Istituti d'emissione tennero lunghe conferenze col ministro delle finanze e si deliberò di procedere d'accordo per attenuare il malessere transitorio. Del resto, questo spostamento d'interessi era da prevedere. Esso sarebbe stato in ogni tempo, inseparabile dalla cessazione del corso forzoso. Basta ricordare ciò che è avvenuto per l'abolizione del corso forzoso in vari paesi e in ispecie negli Stati Uniti. Il ministro delle finanze deve prepararsi a superare molte altre difficoltà dello stesso genere prima di raggiungere l'intento. La prudenza e la previdenza potranno renderle meno gravi.

Qualunque sia l'estensione delle crisi da noi accennata, essa impone al Parlamento il dovere di abbreviarne la durata, sollecitando l'esame del progetto. Non sappiamo ancora a qual partito si appiglierà la Camera: se ne affiderà lo studio ad una Commissione speciale, oppure se vorrà che passi per la solita trafila degli uffici. Sovra un punto insistiamo, ed è che il progetto per l'abolizione del corso forzoso, così vitale per noi e che onora chi ne ha preso l'iniziativa, sia sottratto alle oscillazioni, alle incertezze, alle passioni della politica.

Sugli umori che prevarranno nella Camera rispetto ad altre questioni, ci asteniamo da pronostici, che ciascuno suol fare secondo i propri desiderii. Nell'interesse della cosa pubblica è da augurare che gli stati di prima previsione vengano discussi ed approvati prima delle consuete vacanze del Natale, affinchè non si ricada negli esercizi provvisorii. Oltre le importanti controversie inerenti ai bilanci, il Ministero dovrà pure sostenere il fuoco di fila di un gran numero d'interrogazioni e interpellanze, alcune delle quali gli daranno modo di spiegare i propri atti durante le vacanze parlamentari. Siamo contrari anche noi all'abuso del diritto d'interpellanza, ma il parco e ragionevole esercizio di esso è, nei governi parlamentari, uno dei mezzi più potenti per ristabilire la verità dei fatti e ricondurre sulla retta via l'opinione pubblica. Al Ministero stesso non deve dolere che gli si porga occasione di rispondere pubblicamente ed

autorevolmente agli assalti de suoi avversari per alcuni atti di amministrazione interna. È egli vero che il governo avrebbe potuto più energicamente tutelare il rispetto della legge a Milano, in occasione della visita del generale Garibaldi? La propaganda dei radicali ha veramente assunto tali proporzioni da impensierire gli uomini devoti alla monarchia e al presente ordine di cose? È colpevole il ministero di soverchia tolleranza? E i recenti provvedimenti relativi al personale della magistratura, furono dettati da necessità di servizio o da ire partigiane? Noi adempiamo l'ufficio di cronisti, e perciò registriamo queste domande che si leggono nei giornali dell'Opposizione. Il Ministero invoca a propria difesa i fatti medesimi che servono di fondamento alle accuse. Il generale Garibaldi è venuto a Genova, si è recato a Milano, ha assistito all' inaugurazione del monumento di Mentana e, salvo i discorsi violenti, non si ebbe alcun tentativo di disordine. La qual cosa è vero se intendesi parlare di disordini materiali. Ma non si può similmente negare il disordine morale, proveniente da molte cause, alcune delle quali sfuggono all'azione immediata del governo. Noi proviamo, per contraccolpo, gli effetti di una malattia che travaglia la vecchia Europa Abbiamo l'obbligo di vigilare, di frenare, di prevenire, ma nessun rimedio varrà a svellere interamente il male se non si ha il coraggio di risalire alle cagioni del morale pervertimento, le quali alla loro volta sono molteplici Le stesse condizioni politiche di vari Stati d'Europa, pieni di sospetti e continuamente in armi gli uni contro gli altri, sono un ostacolo alla prosperità economica di alcuni di essi, che sola potrebbe rimuovere il malcontento e le insane aspirazioni che ne sono la conseguenza. E dove la prosperità economica è giunta all'apogeo, come in Francia, il disordine morale nasce, in massima parte, dalla mancanza di un giusto equilibrio tra le varie facoltà del carattere nazionale, resa più notevole dalle frequenti convulsioni politiche e dall'incerto indirizzo dell'educazione popolare. In Francia si è giunti a questo, che, in pieno secolo decimonono, non pare impossibile una lotta religiosa. Il governo francese, a parer nostro, poco avvedutamente, ha suscitato un conflitto del quale non si vedeva la necessità.

In questo momento, non vi sono in Francia che due partiti: i fautori e gli avversari delle Congregazioni religiose. I legittimisti, i bonapartisti, gli orleanisti, i repubblicani moderati hanno sospeso le loro contese e si uniscono contro gl invasori dei conventi. La dispersione dei monaci è accompagnata da scene di violenza, indegne di un paese civile e dei tempi in cui viviamo. In alcuni casi rasentarono il comico, poichè s'è visto qualche convento stretto d'assedio da numerose soldatesche, e il comandante delle truppe annunziare per mezzo del telegrafo, che avea occupato la panatteria, e i frati costretti ad arrendersi per fame. Altrove si ebbero a deplorare zuffe con gran numero di feriti, e più che zuffe potrebbero dirsi vere battaglie, giacchè vi parteciparono parecchie migliaia di

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