della benedetta coda de l'afino ch' adorano a Caftello i Genoësi; Fá presto, trifto, mal volentieri. & guardati di entrare in cafa intendi tu ? chiamalo che fi faccia alla feneftra; & gli dirrai come ti ho detto”.Intendi tu? ASC.Signor fi.io uo. SCENA II. Bonifacio Solo. Arte fupplifce al difetto della naL tura Bonifacio. Horpoi ch' a' la mal'hora non posso far che questa traditora m' ame, o che al meno mi remiri con vn fimulato amoreuole sguardo d'occhio. chi fa? forfe quella che non han moffa le paroli di Bonifacio, l'amor di Bonifacio, il veder fpafmare Bonifacio:potra effer forzata con que fta occolta philofophia.Si dice che l'arte Magica e ditanta importanza che co tra natura fá ritornar gli fiumia' d'etro, fiffar il mare, muggire i monti,intonar l'abisso, prohibir il fole, defpiccar la luna, fueller leftelle, togler il giorno far fermar la notte, peró l'Achademi codinula Achademia in quell' odiofo titolo, & poema fmarrito diffe. Don'a rapidi fiumi in fú ritorno, Di tutto fi potrebbe dubitare : ma circa quel ch' vltima mente dice quanto all'affetto d'omore, ne veggiamo l'ef perienza d'agni giorno. Lafcio che del magistero di questo Scaramuré fento dir cofe marauiglofe a' fatto. Ecco. vedo vn di quei che rubbano la vacca &poi donano le corna per l'amor a ÿ ( di dio, veggiamo che porta di bel nouo. SCENA III. M. Bonifacio. M. Bartholomeo raggionano Pollula & Sanguino occolti ascoltano. BARTH. Cranto ingiusto, Granrudo amore, effendo to violento il regno tuo: the vol dir che perpetua tanto? per che fai che mi fuggaquella ch' io ftimo, e adoro? per che non e' lei ad me, come io fon coßi ftrettißimamente a lei legato? fi puo imaginar questo?e pur vero. cheforte di laccio e quefta? di dui fa l'on incate nato d' l'altro,l'altro più che vento libero & fciol to. BOM.Forfe ch' io fon folo? uh,uh uh, BART.Che co fa hauete M. Bonifacio mio?piangete la mia pena? BON. Et il mio martire anchora. Veggo ben che fete percoffo,ni veggio cangiato di colore, vi hó vdito adesso lamentare, intendo il vostro male, come partecipe di m‹desma paßione forfe peggior; vi compatico. Molti fono de giorni che ti ho visto andar pefofo & aftratto, attonito, fmarrito, (come credo ch' altri mi veg gano)scuppiar profondi fufpir dalpetto, co gl' occhi molli.Dianolo (diceno io) a coftui non e' morto qualche propinquo, familiare, & benefattore, non ha lite in corte. há tutto il fuo bifogno, non segli minaccia male, ogni cofagli va bene io fó che non fa troppo conto di foi peccati: ecco che piange, & plora, il ceruello par che gli fty in cimbalis male fonantibus.dumque e inamorato,dumque qualch humore flemmatico, o colerico, & fanguingno, o' melar colico (non fo qual fij quefto humor Cupidinefco) gie montato fúla tesla. Adeßso aly ti fento proferir quefte dolce parole: cochiudo piú fermamete che diquel toẞi cofo mele habbi il ftomacho ripieno. BAR. Oime ch' io fon troppo crudamente prefo da fuoi fguardi Ma di voi · mimarauiglo M.Bonifacio non di me, che fon di dui o tre anni più giouanez hó per mogle na vecchia sgrignuta che m'ananza di piu d'otto anni. Voi hauete vna bellißima moglera, giowane di venticinque anni, più bella della quale non e' facile trouar in Napoli: fete in amorato? BON.Perle paroli che adeffo voi hauete detto: credo che fappiate quanto fij imbroglato & fpropofitato il regno d'a more.fi volete faper l'ordine,o'difordine di miei amori afcolatemi vi priego. BA.Dite M.bonifa, che no fiamo come le beftie ch'hano il coito feruile folamente per l'atto della generatione, pero |