vi porgo vna epiftola amatoria fatta ad iftantia di M.Bonifacio.il quale per gra tificare alla sua amafia, mi ha richiesto che gli componeffe quefta leɛtera incetina. Andate gli la darrete fecreta měte damia parte inmano; dicedogli che io fono implicito in altri negocij circa il mio ludo literario. Ego quoque hine pedem referam.perche veggio due femine appropiare de quibus iliud. Longe fac à me. POL. Salue domine præceptor. SCENA III. S. Vittoria, Lucia. S. VITT. Lie scorgo in lus mi fá inA gran pecoragine che amorar di queft huomo, la beftialitá fuamifá argumentare che non perde remo per haverlo per amante, & per ef për fere un Bonifacio come vedete: non ne potrá far altro che bene. LVC.Coftui non è di que matti ch' han troppo fecco il cerucllo: madı quei che Than tropp' humido peró è neceffario che di di botto al troppo groffo & piú dolce humore, che al troppo futtile, fa bizarro. ftidiofo,colerico, S.VITT. Hor andiate & ringratiatelo da mia parte ditegli ch' io non poffo vedermi fatia di leggere la fua carta, che in poco tempo che fiate ftas ta preffo de me, diece volte me l'hauete veduta cacciar rimettere nel petto: dategli quante panzanate voi poffete: per fargl' intendere ch' io li d'amore. porto gran LV. Lafcia la cura ad me diffe Gradaffo. Coẞi poteffe io guidaril Reo' l'Imperadore; come potrò maneggiar costui. Rimanete fana. S.VIT. Andate. Fate come vi dettará la prudenza voftra,Lucia mia. Li SCENA IIII. S. Vittoria Sola. Amore fi depinge giouane & putto per due caufe: vna per che par che nou ftia bene a' Vecchi: l'altra per che fa l'huomo di leggiero, men graue fentimento come fanciulli. Ne per l'vna ne per l'altra via è entrato amor in coftui. Non dico per che gli fteffe bene; attefo che non paiono buone a lui fimili gioftre: ne per che gli hauesse à toglere l'intelletto, per che nifciuno può effere primato di quel che non há. Ma non ho tanto da ouardar a lui quanto debbo hauer pensiero de fatti miei. Confidero che come di vergini,al tre fon dette fciocche, altre prudenti: coẞi ancho de noi altre che guftiamo de meglor frutti che produce il mondo: pazze fon quelle ch' amano fol per fine di quel piacer che paffa : & non penfano alla vecchiaia che si accofta ratto fenza ch'altri la vegga,è fentas infieme infieme facendo difcoftar gl amici. Me tre quella increfpa la faccia:quefti chiudono le borse, quella confuma l'humor di dentro, l'amor di fuori. quella per cuote da vicino, questi falutano da lontano.Però fa' di meftiero di ben rifo luerfi à tempo. Chi tempo afperta tempo perde.sio afpetto il tempo,il těpo nõ afpettará me.Bifogna che ci feruiamo di fatti altrui : metre par che quelli habbia bifogno di noi, Pigla la caccia mentre ti fiegue, non aspettar che ellati fugga. Mal potrà prendere l vcel che vola: chi . non fá mantener quello ch' ha' in gabbia. Ben che coftui habbia poco ceruello, mala fchena:ha' però la buona borfa, del primo fuo danno;del fecondo mal non m'accade; del terzo fe ne dé far conto. I faui viuono per i pazzi, &'i pazzi per i fanij, Si tutti fuffero fignori,non farebbono fignori.Coßi fe tutti faggi: non farebbono faggi.& se tutti pazzi: non farebbano pazzi. Ulmondosta bene come sta”, Hor torniamo aa propofito Portia conuiene a' chi e' bella per la giouentú,che fi faggia per la vecchiaia, Altro n'habbiamo l'inuerno che quel che raccolfemo feftade. Hor fac ciamo di modo che quest' vcello con fue piume oltre non passa.ecco Sanguine. SCENA V Sanguino S.Vittoria. r.. |