lei giouane & bella,ma che?fij buona la vianda quanto fi uogla: l'appetito fi fdegna fi non fi uaria,anchor che fi dia di botto d' cofe peggiori.non e' vero? BON. Non e' vero uoi ? voi non fapete quelche volete dire? parlate per udir di-re uoi? Hor lafciamo le burle madon-na Martha mia.io fo che voi fapete di molti fecreti; vorrei che m'agiutaßi ad farmi uittoriofo, io gioco con mid mo-gle quefta notte di qualche cofa,che farrò più di quattro pofte. infegnatemi di gratia qualche drogo o potione, per che mi mantegna dritto ful deftriero. MAR. Recipe acqua di rene, oglo di fchene,colatura di uerga, manna di cogloni,ad quantom fuffrica, mefceta fiat potum, & poi vi gouernarete in quefta foggia videlicet,stateui, sù le staf fe, a fin che, galoppando galoppando L'arcione de la fella no ni rompa il culo.. n y BON, Per fan Fregonio voi fiete na matricolata maestra. Son costretto a kafciarui peralchun neceßario affare. A dio m'hauete fatisfatto. MAR.Adio. Si vedete quell' affumatodi mio marito diteglich' io l'ho mandato ad cercare & ch'il cerco per cofa che importa. N SCENA IIIL Martha fola Gi •EZ couppè n'hà faute de lunettes Solea dir quel buon compagno anni di Brettagna (benedetta fia l'anima fua che mi puofe lo lingua Francefa in bocsa,ch'anchora non haueuo do die ci anni e mezzo. Volena egli inferire à propofito che quanto lui era piú poue ro ch' il Re di Francia: tanto il Re di Francia è più bifognofo di lui. Chipiù ha più penfa, più richiede, & manco gode. Il prencipe di Conca mantiene il fuo principato con riceuerne vn fcudo & mezzo il giorno: Il Re di Francia a' pena può mantener il fuo regno con fpederne tal volta diecemilia il giorno. Pefa dumque chi di quefti dui e più ricco, chi deue effere più contento: quello che ha un poco da riceuere; o' quello che ha molto da dare? Quando fu la rotta di Pauia vdiui dire, al Re di Francia bifognagno più di otto conti d'oro, il prencipe di Conca quando mai hebbe bifogno più che de venti o venti cinque fcudi? quando mai farà poßibile, chegli ne bifognano d'auantaggio? Hor vedi chi di questi dui prencipi 'è manco bifognofe. 4 ف Mefchina me io lo dico,io lo sò, io lef perimento. Ero più contenta,quando quefto Zarrabuino di mio marito non hauea tanto da pendere; che non potrei effere al di d'oggi. All'hora giocauamo a ramba a' collo, alla strettola, a' infilare,a' spaccafico, al forecillo, alla zoppa, alla fciancata, a retoncunno, à Spaccianfieme, à quattro spinte, quattrobotte, tre pertofa, & in buchetto. Con queste & altre deuotioni paffauamo la notte & parte del giorno. Adef fo perche ha fcudi di vantaggio per la heredita di Pucciolo, che gli fij maldesta l'anima anche fi fuffe in feno di Abramma, ecco lui pofto in penfiero, angofce,trauagli,tema di fallire, fufpicion d'effer rubbato, anfia di non effere ingannato da questo, affaẞinato da quell altro, ua, & uiene, difcorre,&fbozza & imbozza, G trotta, 4 macina, tro hore del giorno. Trà tanto og gi gran mercè à Barra: che fe lui non fuffe,potrei giurare, che più di fette mefi fono, che non me ci ha piouuto. Hicri feci dir la mesa di S. Helia contra la ficcità. Questa mattina hò fpefo cinque altre grana de limofina per far celebrar quella di s. Gioachimo & Anna,la quale e' mira· colofißima ad riunir il marito co la mo gle. Sinon e' difetto di deuotione dal canto del prete, io fpero di riceuere la gratia: benche ne ueggo mala vegilia: che in loco di lafciar la fornace & ve nirme in camera, oggi è vfcito più del douer di cafa, che mi bisogna à questa hora di andar-lo cercando, pure quando men la perfona fi penfa, le gracie fi adempifcono. Oh mi pare vdirlo. cola, & foffia vintiquat |