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SCENA X.

M. Bartholomeo Martha. Mochione. BAR. 'mifero, sfortunato,

O defolato me.

MAR.Ahi laffa che lamëti fõ questi? MART. Oimé fi questo è coßi: io hò perfo peggio che l'oglo et il fonno, Dimmi poltroncello t'ha egli detto coßi à punto?guarda bene.

MOCH. Signor fi, dice alla fine io no hódi questa poluere & non so si se ne ritrouache la li fú data da M. Cěcio, dice che lui non fa che cofa fij il puluis Chrifti.

BAR. O' Sconfitto Bartholomeo. MAR. Iefus S. Maria di predigrotta, vergine Maria del rofario. Noftra dona di monte, Santa Maria Santa Maria appareta, aduocata noftra di Scaphata. Alleluia alleluia, ogni male fuia. Per fan Cof

mo & Guiliano ogni malè fia lontano. Male male, sfigla sfigla, và lontano mille migla, che cofa hauete Bartholo

meo mio?

BART. Ettu fei cquà a questo hora, alla mal'hora? và col tuo diauolo in cafa: ch'io voglo andar à rifoluermi, fi me debbo venir adapiccar, ò non. Andiamo Mochione ad ritrouar coftui, lo hai lasciato in bottega?

MOCHIO. Signor fi. Il camin più < più corto e' questo.

MAR. Amara me voglo tornar in cafa ad afpettar la noua. Temo di effer ftata efaudita mal per me,io non hò core di dire quel che pefo. Salue regina guardane da ruina.Giefu auto & tranfi per medio milloro mibatte. Coftui che mi vie dietro coẞi pian piano certo deue effere qualche fpia di marioli, è bene ch io m' affretti.

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SCENA. XI.

Mamphurio Solo.

NErafmi adagiani Egli adagiani Erafmi,dico negli Erafmi adagiani io fono hallu cinato) Voglo dire ne gli Erafmiani Adagÿj, uen'e vno tra gl'altri il qual dice, Atoga, ad pallium. Quefto adimpiendofi in me ipfo:mi fache questo giorno fij nigro fignandus lapillo. O' calum,o' terras,o maria Neptuni: dopo effermi ftati tolti di mano i danaÿ da vn vilißimo fure: fotto pretefto di Volermi effere vfficiofi tre altri me fi fono offerti, et prefentati; li quai non inquam dexteritate, fed finifteritate quad im ( lasciandomi four' il dorfo vn depilato palliolo,proque capitus opercu lo vn capitolo uetufto (che verfus centrum,et in medio prè nimÿj fudoris

denfitudine appare incerato; uel in piceato,uel coriceato, vel coriaceo, feu di cuoio) con il mio pileo, la mia toga magisterial han toltami. Proh deum atque hominum fidem, eccome delapfo =a' patella ad prunas. Mi han perfuafo con il dire, venite nofco, che ui farrem trouare il fure. fono con eßi loro bona fide andato, fin quando gionti ad di certe (vt facile crediderim ) meretricule il domicilio: doue entrati mi fecero rimaner nell'atrio inferior dicendomi. E' ben che noi prima entriamo ad preuenirlo, fin che non paia che ex abrupto con la tua presenza Voglamo cõfonderlo però aspettate cqui, che tofto da alchun di noi farrete chiamato per decernere co la minor excandefcentia che fi potrà quod adreftitutione attinet. Horhauendo io per vn grand' interHallo di tempo afpetato de ambulando,

penfando a' gl' argumenti coí quali io doueuo confonder coftui. tandem non effendo veron che mi chiamaffe, per certe fchale afcefo in alto toccai del primo cubiculo porta, doue mi fú risposto che andaffe oltre,perche iui non era, ne ui era stato altro che que domeftici prefenti. Aliqunatolum progreffus,batto l'ufcio di un' altro habitaculo il qual era nella medesma stanza, doue mi fú parimente rifpofto da vna vetu la dicendomis io voleuo far ini ingreffo che altro non era che certe minimè con temnendæ iuuencula,a' cui dicendo che di altro phantafma haueuo ingonbrato il cerebro ulterius pro greffus mi ritrouo fuor della casa che hauea l'altra vfcita in un altra platea. All hor de neceßitate confequentia io conclufi. Ergoforte sono etiamdio ftato da coftoro deceputo, conciofcia cofa che do

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