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fuperlatiuo dotta, faggia, bella,& generofa mia.S. Morgana voi coltiuatrice del capo dell'animo mio. che dopo hauer attrite le gle be della faa durezza, e afsottiglatogl' il ftile: accio che la poluerola nebbia fulieuata dal vento della leggerezza non offendefse glocchi di quefto e quello con acqua diuina che dal fonte del voftro fpirto deriua m'abbeuerafte l'intelletto. Peró, A'tempo che ne poffeamo toccar la mano per laprimavi indrizzai Gli penfier gai.aprefso. Il tronco d'acqua viua. Adesso che trá voi che godete al feno d'Abraamo, & me che senza afpettar quel tuo foccorfo che folea rifrigerarmi la lingua,defperatamente ardo, e ffauillo, intermezza vn gran Chaos pur tropp' inuidio fo del mio be ne: per farui vedere che non può far quel medesmo chaos,che il mio amore, con qualche proprio oftaggio & material prefente non pafle al fuo marcio difpetto, eccoui la candela che vi vien porgiuta per quefto Candelaio che da me fi parte, la qual in quefto paese que mi trouo potrá chiarir alquanto certe ombre dell'idee le quali in vero fpauerino le beftic, & come fuffero diauoli Dantefchi: fan rimaner gl'afini lungi a' dietro. Et in cotesta patria oue voi fiete, potrá far contemplar l'animo mio a' molti,& fargli vedere che non e' al tutto fmeffo Salutate da mia parte quell'altro Candelaio di carne & offa, dellequali e' detto

che Regnum Dei non poffidebunt. & ditegli. che non goda tanto che costi fi dica la mia memoria, effer ftata ftrapazzata à forza di pié di porci,& calci d'afini : per che a' queft' hora a'gl'afini fon mozze l'orecchie, & i' porci qual che decembre me la pagharranno. Et che no goda tanto con quel fuo detto A BIIT IN

REGIONEM

LONGINQVAM. per che fi auuerrà giamai ch'i' cieli mi concedano ch'io effettualmente pofsi dire. SVRGAM ET IBO: cotefto vitello faginato fenza dubbio farrà parte della noftra fefta.

Trà tante viua,& fi gouerne,& attenda a' farsi piú graffo che non e:perche dall'altr canto iofpero di ricourare il lardo, doue hó persa l'herba. Si non fott'vn mantello: fotto vn'altro. Si non in vna,in vn'altra vita Ricordateui fignora di quel che credo che non bifogna infegnarui. Il tempo tutto togle & tutto dà. Ogni cofa fi muta. Nulla s'annihila. E' vn folo che non puó mutarfi, vn folo e' eterno, & puô perfeuerare eternamente vno, fimile, & medefmo. Con quefta philofophia l'animo mi s'aggrandiffe,& me fi magnifica l'intelletto. Pero qualumque fij il punto di questa fera ch'afpetto. Si la mutatione e' vera: io che fon ne la notte afpetto il giorno,& quei che fon nel giorno,afpettano la notte. Tutto quel ch' e';o'e' cqua,o llà,ó vicino,o' lungi, o' adeffo, o' poi, o' prefto,o' taidi. Godete dumque, & fi poffete ftate fana,& amate chi y'ama.

ARGVMENTO ET ordine della comedia

ON tré materie principaljintessute'in fieme nela prefante comedia L'amor di Bonifa. l'alchimia di Bartholomeo la pedantaria di Mamphurio. Pero per la cognition diftinta de fuggetti, raggion dell' ordine, & euidenza dell' artificiofa teftura: Rapportiamo prima da per luil infipido amante, fecodo il fordido auaro. Terzo il goffo pe dante, Dequali l'infipido non è senza goffaria, ទ fordidezza.Il fordido e' parim ente infipido & goffo. Et il goffo non e' men fordido & infipido chegoffo.

BONIFACIO DVMOVE

NALL'ATTO PR. Scena prima,inamorato della S. vittoria. accorgendofi che non poffea reciprocarfl'amore (del che era lacaggione che quella er'àmica (come fi dice) di fiori di barbe, & frutti diborse: & lui non era giouane, we liberale.) pone la fua fpera༢༠ nella vanitá de le magiche fuperftitioni .per venire a glamorofi effetti.& per questo manda il fuo feruitore a trouar Scaramuré che gl' era ftato descritto

efficace mago. II. SCE. Hauendo inuiato Afeanio, difcorre tra fe medesmo riducendosi a' mente il valor di quell' arte. III CEN. gli fopragionge Bartholomeo che con certo mezzo artificio gli fa vomitare il fuo fecreto.& mostra la differenza dell' ogetto dell' amor fuo. IIII SCEN. Sanguino padre &paftor di marioli, El vnscolare che studiaua sotto Maphario che da parte haueano vditi questi raggionamenti: difcorreno fopra quel fatto. & fanguine particularmente comincia a prender il capo per ordir qualche tela verfo di Bonifacio. VI SCEN. Compare Lucia ruffiana co unprefentu ccio che Bonifacio mandaua, el ne fá notomia, & si dispone a' prenderne la decima,& poco manchó che non vi fuffe fopragiunta. VIII SCEN. Bonifacio fe ne viene tutta gloriofo per certo fuo poëma di noua cola in honor & gloria della fua dama. nella qual fefta VIII SCEN. fu ritrouato da Gioan Bernardo pittore, al quale harrebbe discoperto il fuo nuouo poetico furorema lo diftraffe il penfier del ritratto. il penfiere fopra en dubbio che gl' lafció Gio:bernardo nella mente & IX SCEN. Rimane perplesso fú l'enigma: per che o ̊ piú o' meno intende il termino CANDELA10; ma non molto puó capir che vogla dir OREFICE. Mentre dimora in questo penfiero: ecco X SCEN. riuiene Afcanio colmago: il quale do po hauergli fatte capir alchune pappolate;lo lafcia in fperanza d'accapar' il tutto.

NELL' ATTO SECONDO. III SCEN. Si monstrano la S. Vittoria & Lucia entrate insperanza

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di premer vino da questa pumice & cauar oglo da quefto fubere. Sperano col feminar speranze nell' orto di Bonifacio. di tirar messe di fcudi nel proprio magazzino: ma s'ingannauano le mefchine penfando che l'amor gl' haueße tanto tolto l'intelletto che non haueffe fempre auanti gl'occhi della mente il prouerbio che gl' vdirrete dire nel principio della sefta fcena nell' atto quarto. IIII SCEN. rimasta la S. vitta fola. fá di bei caftelli in aria presupponendo che quefta fiamma d'amor faceffe colar & fander metalli.& che questo martello di Cupido colincudine del cuor di Bonifacio stampar petesse almen tanta moneta: che fallendo col tempo l'arte fua, non gli fuffe neceffario di incantar quella di Lucia.luxta illud. Et iam facta vetus,fit rofiana Venus. Mentre düque fi pafce di qué venticelli che gonfiano la panza

non nutrifcono V. SCNE. fopraviene Sanguino, che per quel ch' hauea vdito dalla propria bocca di Bonifacio comincia ad tramar qualche bella imprefa, fi retira con lei per difcorrere come fi doueffero gouernar col fatto fuo.

NELL' ATTO TERZO II SCENS. viene

Bonifacio con Lucia che lo contrifta tentadolo di pacienza per la borfa.hor mentre mafticaua come haueffe in bocca il panferlich, gli cafcó il lasagno dentr' al formaggio,ideft hebbe occafion di lewarfela d'auanti per quella volta, per douer trattar cofe importanti con dui che fopragiunfero. III SCFN. questi erano Scaramure Afcanio coi quali fi tratta come fidoneffe gouernare ne magichi cerimoni, dona parte

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