Impiccato fia s'io non m'amazzo, Et mordeafi per rabbia ambo le mani, Egli chiama e gli grida,e gli minaccias Et da lor baftonate da christiani. Ond'vn,ch'e fuo(né uo che ui dispiaccia) C'ha nom Faggianin,ch'e un buon cane, Fffi atirato & non ne vuol piu caccia. Et fpeffo fpeffo à drieto si rimanes Dicono alcuni,che'l fa'per dolore, Vn tratto e va piu voluntieri al pane. Vedete voi, quanta forza ha l'amore, Ch'infino a gl'animali irrationali Hanno compaffion del lor fignore, Queste fon cofe pur fiere, beftiali, Chi le difcorre, chi le penfa bene, Che❜nteruengon ne mondo àgľ’animali. Pero s'alcuna volta c'interviene Cofa ch'al guflo non ci vadi troppo, Bifegna tornare al fin quel,che ne viene Che fi da fpeffo in vn peggiore intoppo, Ete con danno altrui fpeffo infegnato, Che gl'e meglio ir trotion, che di galoppo, buona gente, c'hauete afcoltato Con fi diuota, pura attentione Quefto lamento.ch'io v'ho racontatos Habbiate di Nardin compaffione, Si,che non s'habbi al tutto à difperarne. Che voi preghiate Dio pel Cornacchino, CAPITOLO DEL CALDO Meller Michele Effer Michele vn medico m'ha det:o, Ch'à diftenderei nerui raggricelati Niente v he buon quanto il caldo del letto.” Perche li gonfia,li fa star tirati, Liconforta,li torna in fua misura, Liftorce,e fa voltar da tutti i lati. E in vero e gran fecreto di natura, Che in breue fpatio fotto le lenzuola Ogni neruo piu tenero sindura. S'il Mauro Monte Varchi e Firenzuola Confideraffen ben le fue morefche, Non parlarebbon fempre de la gola.. A l'vn piaccion le faue fecche e fri fche, L'altro s'empie la panza di ricotte, Quell'altro non fi puo fatiar di pesche. Non vuo negar che non fian cofe ghiotte Quefte, ma non pero mi par che fia De impirfene il budello e giorno e notte Ame par ben cofi pur suttauia Ciafcun faccia fecondo il fuo cervello, Che non fian tutti d'una fantasis, Vn'altro ha celebrato il rauanello, Ma questo non fi parte dal douere, Che veramente il frutto e buono,e bello, E forse anchor a lui debbe piacere, Anzi a tutti coflor,mi rendo certo, Che drieto à'l pafto li fa buon il bere. Ma quel medico mio,ch'e molto esperto, Dice ch'e'l meglio,che trouar fi poffa El ftar con le lenzuola ben coperto. Quiui ben fi compongon tutte l'offa, Eftandoui ben caldo infino à sesta, Ogni materia de l'huomo s'ingroffa M'ba detto anchor vn'altra bella fefta, Che quefto caldo eletto affai fouuente L'huomo da'l fonno lagrimando defta. Il caldo de le fluffe è per niente, Perche la ftate à molti uien’a noia: Ma quefto piace fempre ad ogni gente, Guarifce i granchi e fa tirar le cuoia, E fa tant'altri mirabil effetti, Che flancherian l'Aretin'el Piftoid. Ma non tog 'io pero quefti foggetti, Per quel caldo d' Amor,che prefto peefto Fanle fantefche con li scalda letti, Che fi ben quello e principio di quefto, Si fa co'l fuoco pur materiale Fregando sù,è giù,con modo honefto, Ma'l caldo buon uero,e medicinale, E quel ch'èfcer de l'offa per fe fteffo, E molti il dicon caldo naturale. Prouando'l Prouandol voi ci fentirete spesso, Che farla rifeldar nel letto noftro, Con quefto caldo medicar la moglie, E farla ritornar tranquilla e lieta, Quando veniua a trarfi le fue voglie, E con mafchi,è con femine tra noi, E lei lafciaua in ciel piena di doglia, Ma quando fatio il ciel tornaua poi, Quiui i crucci, lingiurie,quiui il cielo Era in tribulation,con tutti i fuoi. Ma quel che ben fapeua,oue quel pelo Di gelofia la tiraffe,taceua, Fin che daua a la terra ombroso velo. Poi infieme al letto andauamo,e faceua Quel caldo i fuoi effetti,e la mattina, Giunon tutta con tenta fi vedeua. Si che vedete che cofa diuina. Che cosa e quefta virtuofa,e buona, S'anchor gli Dei l'vfano in medicina. Io fon in cruccio con quella perfona, Che voi fapete,io fon feco adirato, Perch'ogni notte la tefta m'intona, Viene a la porta,e par vnʼarrabbiato, Con un maglio e mi rompe ogni diffegno, Tofto ch'io fon alquanto rifcaldato. Ma perch'io fo che uoi hauete ingegno. E conofcete il cece da'l fagiolo, Non diro piu di quefto caldo degno, Sol ui ricordero,che'l Bonaftola,, C'hor con bagni,hor empistri ui martellas Sente del Bolognese Romaiola. Che fe guarir quel neruo,che ui tira, Il collo dico,intendetemi bene, Penfacon medicine,in van s'aggira», Ma fe'l confeglio d'un,che ui vuol bene, Seguirete per certo in breue fpero: Vederui fan de nerui,e de le schiene perche fete hoggi mai d'anni feuero, E per coprirui ben co'lcopertoio, Non ui fcaldate cofi di leggiero. Tenerete fu'l petto un uiuo cuoio, E la maffara appreffo,che ui ferui Porgendoui la notte il pifciatoio, Coft ui fcaldarete l'offa,e i nerui, |