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possa la bellezza di stile di un poetico componimento influire anche nella minima parte su quella della musica che dee rivestirlo. Comunque quest'asserzione possa in faccia alle idee su tal proposito ricevute aver l'aria di poradosso, egli è certo che i più grandi compositori musicali di questi ultimi tempi fecero spartiti ammirabili su drammi infelicemente scritti, nè era da sperare che meglio avrebbero fatto se su miglior poesia avessero dovuto lavorare. Ciò dipende dalla diversità degli ufficj dell' un'arte imitativa e dell' altra. Ma se la poesia ancorchè pessima può essere accompagnata da bellissima musica, non bisogna però che la struttura del verso, l'accozzo de' suoni siano, come avverte il Sig. Arteaga, così malagevoli e rozzi che inetti al canto divengano. In questo rispetto lo stile del melodramma di Alfieri è il meno atto a prestarsi alle musicali inflessioni; nè egli nella parte cantabile del suo componimento, comunque a volte sublimemente lirico nel pensiero,abbandonò quella sua durezza, quell'iati, e quelle cacofonie che rendono il suo stile discernibil da ogni altro. Come potrebbe mai la musica disimpegnarsi felicemente da que'fastidiosi incontri di ripetute consonanti come, in quel verso Sempre a scacciarci presti

o da que'giochi di parole e di rime

vada e si annesti

Seco, ed al cor ben ben se gli avviticchi

Questa mia serpe e gliel rosicchi a spicchi?

E perciò che concerne il pensiero non sapremmo qual sorta di effetto potrebbe esercitare sulla immaginazion di un compositor musicale quel tuono stupido, e insensato con cui la morte a guisa di vaneggiante, o di persona sopraffatta dal sonno si esprime

Chi mi chiama?

Dove sono?

Dove vò?

Chi tuond?

Che farò?
Chi mi sfama?

E in seguito

Si farà.
La mia falce,
La clessidra
Ed ogni idra
Farò calce.

In terra vo.

Chi chi tuonò?

Quale immensa distanza per un genio musicale da quel la stupidità al terribile di quell'aria dell'Orfeo! Chi mai dell' Erebo Fra le caligini Sull' orme d'Ercole O di Piritoo Conduce il piè? D'orror l'ingombrino Le fiere Eumenidi, E lo spaventino

Gli urli del Cerbero

Se un Dio non è .

Y.

De' Bassanesi illustri, narrazione di Bartolommeo Gamba, Accademico Fiorentino, con un Catalogo degli Scrittori di Bassano del Secolo XVIII. Bassano, dalla Remondiniana 1807.

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I Sig. Gamba, tanto benemerito della lingua e della bibliografia Italiana, pel suo egregio libretto sugli Autori, e sull'edizioni citate dagli Accademici della Crusca, ha voluto rendere un tributo di lode alla sua patria, pubblicando questa narrazione. A ciò fare principalmente istigavalo Cicerone con quel detto: Egregios non quaerere externa, domesticis esse contentos: quantunque egli abbia ingegno e nozioni bastanti per non esser contento d'investigar le sole cose sue patrie. Parla in questa sua narrazione della Storia Civile di Bassano, fa un prospetto del suo stato innanzi al 1000, parla degli Eccelini, delle conquiste fatte dal più celebre di questo nome, racconta

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tutte le vicissitudini a cui Bassano fu soggetto fino al 1406, epoca della sua dedizione alla Veneta Repubblica: e po co fermandosi sul secolo XIV; e XV, comincia il XVI con uno dei nomi più illustri di cui possa menar vanto l'Italia. È questi Lazzaro Bonamico,,, il quale (sono le ,, parole dell'autore) non mai si vide finora oscurato da verun altro de' suoi concittadini. Come uomo da pa„ragonare ai Classici antichi lo definì il Sadoleto; l'onore dello studio di Padova lo chiamò lo Speroni; ,, qual ingegno di cognizioni profonde nell'antichità e ,, nell'erudizione fu dal Tuano ricordato; e i Manuzj, e ,, i Bembi, e i Varchi, e gli Erasmi, e gli Amasei tennero intorno a lui non dissimil linguaggio, e fecero grande stima del suo sapere,, · Accenna la quantità di opere inedite che di lui si conservano nell'Ambrosiana di Milano; e termina coll'augurarsi che l'egregio, colto, e gentile Scrittore Rosmini voglia spendere qualche cosa delle sue letterarie occupazioni in traccia delle notizie che ancor ci mancano sulla vita di questo benemerito Italiano. Dopo varie osservazioni sopra Autori di minor conto passa agli Artisti, e Jacopo da Ponte, detto il Bassano, trattien con ragione il Narratore a darci un breve conto di lui:,, Educato prima dal padre, resosi indi istrutto dagli esemplari degl' insigni pittori suoi coeta,, nei, e fornito di un'anima vivace, ed atta ad esaminar col pennello le bellezze della natura, che gli erano qui ,, familiari, si rese poi celebre e per la magia del suo colorito, e per l'originalità del suo stile,,. Passa quindi a parlar della sua scuola, che quantunque decrescesse sempre, durò per altro lunga stagione, giacchè l'ultimo germe di essa può riguardarsi Francesco Zivellini, che morì nel 1733.

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Infelice per le lettere Italiane in generale, il secolo XVII, non fu più felice in particolare per Bassano, e il Medico V. Gardellini, e Andrea Vittorelli (lodato anco dal Tiraboschi) sono i due soli nomi, che si credono degni d'esser ricordati.

Passando al Secolo XVIII finalmente, Bassano può gloriarsi di quattro ingegni, (senza contare i viventi) che

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basterebbero per onorare un'intiera provincia: 1° il Ferracino, a cui debbonsi,, macchine di ammirabile sem,,plicità e di uso comune, invenzioni prodigiose in idraulica, operazioni fortunate per soggettare a costanti leggi fiumi e torrenti; e la nuova costruzione del Ponte Bassanese, dopo che un'inondazione impetuosa avea trascinato seco il Palladiano ; 2° Il Roberti, egregio e colto Scrittore; 3° il Verci, autore dell' Isto,, ria degli Eccelini, di cui giovati si sono con lode gli ,, Autori dell'arte di verificar le Date; 4° e Giovanni Volpato, a cui l'Italia deve, senza contrasto, la numerosa schiera di eccellenti incisori, che possede, il primo dei quali discepolo, e genero del Volpato medesimo, riguardar si può come il primo d'Europa.,, Sino a ventun'anni il Volpato non fece in patria che disegnare ornati su i pannilini, e trapuntar manichetti con sua madre. Deposto l'ago, e preso in mano lo stilo, si addestrò ,, negli stabilimenti Remondiniani, che grande utilità recano alle buone arti, e qui venne asistito e diretto dai consigli del celebre Bartolozzi, allora dalla famiglia Remondini impiegato in imprese dell'arte sua. i Potè in seguito trasferirsi a Roma, quivi perfezionarsi e far luminosa comparsa.,, Tutti sanno che a lui debbesi Raffaello Morghen. Ma molti ignorano forse, che la sua autorità, e la fama di cui godeva, fecero prescegliere a di lui insinuazione, il giovinetto Canova (di anni 25) per condurre il Deposito di Clemente XIV, lavoro che gli aprì la strada all'ammirazione di tutto il mondo, giacchè da ogni parte si ricercano adesso le opere di lui, e riguardato viene nell'arte sua come non inferiore ad alcuno dopo gli antichi. Grato Canova alla memoria di tanto uomo, poichè mancò di vita nel 1803, ha voluto erigergli di sua mano un monumento, che rappresenta l'Amicizia sedente in atto di mesta Donzella, che dopo aver gettato un cesto di fiori sull'imagine dell'estinto ne piange l'amara perdita. Questo monumento dell'arte e della riconoscenza è stato inciso dal Sig. Fontana, e adorna l'edizione di questo libretto, che si chiude coll'elenco delle opere di tutti gli Scrittori Bassane

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si del Secolo XVIII. Sarebbe desiderabile che in ogni città si trovassero persone, così affezionate al proprio paese, che credessero, come ha fatto il Sig. Gamba, di non acquistar picciola gloria, in picciolo lavoro, e che si occupassero di darci quelle notizie municipali, che tanto giovano alla storia: ma il desiderio è più agevole ad esprimersi di quel che sia sperabile che possa compiersi agevolmente.

Y.

Ritratti scritti da Isabella Teotochi Albrizzi. Seconda Edizione accresciuta di un Ritratto e di due Lettere intorno la Mir

ra d'Alfieri. Padova per Nicolò Zanon Bettoni. 18c8 in 8° fig.

La Grecia sempre ferace di culti ingegni, anche nei

suoi tempi men lieti vanta le proprie Eroine in letteratura. Il nome della Contessa Albrizzi dalla fama precorso non ha mestieri delle nostre uffiziosità; e meno ancor ne abbisogna questo gentile libretto dopo le laudi altra volta tributategli da'più accreditati Giornali della Italiana Letteratura.

Sennonchè potrebbe venire in mente a taluno che i vincoli della più pura amicizia, da' quali è legata la N.A a'soggetti ritratti, facendo velo alla verità, la inducessero a posporre l'amor di questa alla brama del meglio e del perfetto. Ma noi che abbiamo la sorte di conoscere appieno buona parte di que'personaggi, ossiamo offrirci mallevadori della esattezza e fedeltà della nostra pittrice. Difatti nel Ritratto di Ippolito Pindemonte tutta traspira colla soavità delle maniere, la soavità del di lui carattere; il candore di un'anima la più scevra d'ogni menda; il vero amico, quale non si incontra che assai di rado; in una parola l'uomo, non quale il vorremmo noi, ma quale essere debbe, cioè indipendente da quei ceppi fatali, che con vocabolo più lusinghiero che giusto appellare sogliamo convenienze sociali. In quello di Ugo Foscolo hai l'immagine di un uomo suscettibile di ogni più maschia e più generosa passione. La benefica

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