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seconda parte dell'Orazione, in cui l'A. dopo stabilito, che Ufficio delle Arti letterarie esser deve di animare il sentimento, volgere le passioni, dirizzar le opinioni al grande oggetto della civile concordia, e di opporsi coraggiosamente a tuttociò che tende a distruggerla o turbarla, risalendo all'origine della letteratura ci rappresenta come in un gruppo, la filosofia che esplora tacita il ve,, ro, la ragione politica che intende a valersene sapien,,temente, e la poesia che lo riscalda cogli affetti modulati dalla parola, che lo idoleggia coi fantasmi coloriti dalla parola, e che lo insinua con la musica della " parola.,, Scorrendo quindi rapidamente la storia delle Lettere da Lino ed Orfeo in poi, fissa l'origine dell'abuso di esse nella distinzione, che s'inventò, tra l'ufficio d'illuminare e quello di dilettare la mente, il primo dei quali fu attribuito alle Scienze come loro particolare diritto, e il secondo soltanto fu alle Arti letterarie riserbato; dice essere stata cotal distinzione,, pretesto di scienziati che non sapeano rendere amabile la parola e di Letterati che non sapeano pensare,, ed aggiunge per fine la filosofia morale e politica ha rinunziata la sua "preponderanza su la prosperità degli Stati da che ab

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bandonando l'eloquenza si smarrì nella metafisica, e l'eloquenza ha perduta la sua virtù e la sua dignità da che fu abbandonata dalla filosofia, e manomessa dai Retori. E qui con pochi ma risoluti tocchi di fiero risentito pennello ci fa il N. A. una viva pittura dei Retori, de' lor costumi, dell'arte loro, e dei tristissimi effetti che ne derivarono; annovera tra questi la morte di Socrate, di cui egli ripete i consigli come quelli che dichiara di seguire come unica norma alle sue lezioni; e conchiude con dire che l'arte andò deturpando le Lettere per opera de' Retori e de'Sofisti cominciando da Gorgia insino a Quintiliano, che pure ei taccia di corrotta morale. Non valse però quell'arte dic' egli, ad annientare il decreto della natura che destinò le Lettere mini"stre delle imagini, degli affetti, e della ragione dell'uomo.. . Tucidide, Demostene e Senofonte diede,, ro esempj immortali d'elevata, di maschia, e di affet

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tuosa eloquenza; Plinio, Tacito, Giovenale e Persio ,, insegnarono come le Lettere giovino alle Scienze, e consacrino gli adulatori ed i vizj all'infamia. Per fine dagli esempi degli egregj Letterati d'ogni età egli inferisce che l'ufficio della Letteratura richiede indispensabilmente ne' Letterati,, esperienza delle passioni, ine stinguibile desiderio del vero, studio dei sommi esemplari, amor di gloria, indipendenza dalla fortuna, e santa carità della patria.

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Ed eccoci, come a noi pare, alla conclusione, o perorazione, che dir si voglia, in cui l'Oratore con maestrevole, concettosa, e tratto tratto quasi enimmatica apostrofe agli Italiani presenta loro una serie di rimproveri, di ammaestramenti, e di consigli, ond'essi impieghino una volta ( giacchè, com'egli pensa, l'hanno fin'ora trascurato di troppo) i beneficj, di cui la natura fu inverso loro più che verso gli altri liberale, nel grande oggetto di pienamente adempire gli ufficj delle Arti Letterarie a difesa ed aumento della pubblica felicità.

Sembrerà certamente a più d'uno, e forse non senza principio di ragione, che troppo severo si mostri qui I'A. cogli Italiani suoi, e troppo inverso gli stranieri facile e generoso. Non tutti gli accorderanno che manchi assolutamente all'Italia chi abbia trattato con lumi di filosofia e di politica la Storia Letteraria e civile di essa; che poca gloria e scarso vantaggio debba ridondare all'Italia dalle dotte celebrate fatiche dei Muratori e dei Tiraboschi, grande biasimo all'incontro e vergogna dalla Storia di Lorenzo il Magnifico e di Leone X scritta da un Inglese, come se non vi fosse in Italia nè anche uno Storico da contrapporsi a questo, il quale, sebbene per altri rispetti giustamente applaudito, non può vantare, a giudizio di molti, nè la estensione e profondità di vedute dei Robertson e dei Gibbon, nè l'arte di presentare in ampj quadri l'aspetto generale de' tempi e de' paesi, arte che l'altro autorevolissimo Inglese Bolingbroke ravvisa per la parte più difficile della Storia, e per propria quasi dei soli Storici Italiani. Nè a tutti parrà che sien da proporsi quai luminosi modelli, o lo stile del Libro dei delitti e

delle pene, o il metodo del Viaggio d'Anacarsi; nè per fine sarà a tutti agevole il comprendere come possano dirsi usurpati da' Monaci gli studj, che ben lungi dall'essere preoccupati da altra classe qualunque di persone, abbandonati da tutti si rifuggirono, come l'A.stesso l'accenua, nelle celle de' Monaci, ai quali dobbiamo quelle poche reliquie che ce ne furon serbate.

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Ad ogni modo non sembra potersi negare, nè che abbia il N. A. ragion di dire ( parlando però in generale, e sottintese ognora le giuste eccettuazioni) che oggi gli scienziati non degnano di promuovere i loro studj con eloquenza, e non si valgono delle attrattive della loro lingua per fargli proprietà cara e comune agl' ingegni concittadini; nè ch'ei ripeta a buon dritto i voti di altri chiari nostri Letterati di veder maestrevolmente recate in lingua nostra tutte le utili ed insigni Opere de' primi lumi della Grecia, e di vedere arricchita la nostra letteratura,, di tutte quelle specie di Opere che ci vengono d'oltremonti, dalle quali tanto originali come tradotte vien continuamente corrotta la lingua, ed il carattere nazionale travisato e guasto,, mediante,„, Libri elementari, ,, Compilazioni non troppo dotte nè pedantesche, miscellanee, Romanzetti instruttivi, Lettere, Viaggi, e mille maniere diverse di Opere di amena e galante Letteratura (1),,. Così dobbiamo pure sapergli grado del replicare ch' ei fa la sempre giusta e grave sentenza,, amate la vostra patria e non contaminerete con merci straniere la purità e le ricchezze e le grazie natie del nostro idioma. ... le scienze avranno veste Italiana e l'affettazione de' modi non raffredderà i vostri pensieri,,. Ma ecco in qual modo egli anima gl'Italiani allo studio delle Storie,, O Italiani io vi esorto alle Storie, perchè niun popolo più di voi può mostrare nè più calamità da compiangere, nè più errori da evitare, nè „ più virtù che vi facciano rispettare, nè più grandi anime degne di essere liberate dall' oblivione da chiunque di noi sa che si deve amare e difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi, e che da(1) Napione, dei pregi della lingua Italiana. ́

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e pace memoria alle nostre ceneri. Io vi esorto alle ,, Storie, perchè angusta è l'arena degli Oratori; e chi omai può contendervi la poetica palma? Ma nelle Storie tutta si spiega la nobiltà dello stile, tutti gli affetti delle virtù, tutto l'incanto della poesia, tutti i precetti della sapienza, tutti i progressi, e i benemeriti dell'Italiano sapere...

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Ci piacque di por fine con questo passo, sì perchè ci parve degno di essere riferito, sì perchè ci diede argomento di due riflessioni che osiamo presentare ai nostri Lettori. La prima si è che quanto opportuno e meritevole di gratitudine si è l'impegno del N. A. per ridonare all'Italia il vanto datole già dal dotto straniero Blair di essere la contrada d'Europa dove il genere Storico abbia fatto maggior pompa di se negli ultimi secoli, altrettanto egli è giusto il calcolare le difficoltà di più generi che incontransi da chi prende a dettare Storie di qualche riguardo, difficoltà che non sempre possono da uno studioso privato superarsi, onde ne avviene che di taluno cui non sarebber mancati nè ingegno nè lumi per siffatti lavori, si possa dire che il suo silenzio è vitium temporis potius quam hominis. La seconda riflession nostra nasce dalla bizzarria del caso che ci presenta qui un singolare e ben deciso contrasto di opinioni tra uomini egualmente dotti ed ingegnosi. In una stessa città d'Italia, in un periodo stesso di tempo, ecco da una parte un Letterato di chiaro nome, anche per Opere Storiche, insegnar pubblicamente, e con applauso di altri uomini di mente e di erudizione forniti, che la Storia è assolutamente perniciosa alla Società, non che inutile, fallace ed incerta per essenza, o sia (giacchè a questo conduce la sentenza di lui presa in tutta l'estension sua ) che non esiste Storia veruna; ecco dall'altra parte un pubblico rinomato Professore, pieno d'amore e di zelo per la gloria e il vantaggio della patria sua, che crede di non poter fare miglior uso della robusta sua eloquenza che quello di incoraggiare i suoi compatriotti a coltivare la Storia al disopra d'ogni altro ramo di bella ed utile Letteratura.

Da questo fatto tragga ciascun la conseguenza che la

saviezza sua gli detta; noi finiremo, non senza notare che ai meriti dell' Orazione, di cui abbiamo parlato, s'aggiunge quello dell'edizione elegante ed esatta per modo che niente lascia a desiderare.

K.

ANNUNZJ TIPOGRAFICI.

Saggio di Giurisprudenza tratto dalle Leggi Romane, Canoniche, Napoleonee con le riflessioni de' più accreditati Giureconsulti Italiani e Francesi,del Dottor Filippo Marini Professore di diritto civile nel Regio Liceo convitto di Urbino. Bologna Tipografia Ramponi 1809

Un'opera poco più voluminosa delle Recitazioni del profondo Giureconsulto EINECCIO racchiuderà le principali teorie del CODICE NAPOLEOME: darà contezza delle Istituzioni di GIUSTINIANO, e delle più importanti materie del DIRITTO CANONICO.

Sarà seguito per maggior facilità, e chiarezza l'ordine delle suddette Istituzioni commentate dallo stesso Eineccio.

Sarà ripartita in tre libri, ciascun Libro in Titoli, ed il Titolo in Paragrafi: ordinatamente alle materie contenute in questi tre libri si troveranno ciascuna a suo luogo quelle, che GIUSTINIANO riservò nel quarto delle sue Istituzioni.

Lettera Dedicatoria.

ORDINE TENUTO.

Prefazione, nella quale rendesi ragione dell' opera, e da quali fonti si dedusse.

Proemio, che contiene ristrettamente 1° Le Notizie Istoriche del Diritto Romano dalla fondazione di Roma sino ai nostri tempi. 2° Che cosa sia il Gius Canonico. 3° La promulgazione del CODICE NAPOLEONE, premettendo a questo alcune più celebri Leggi della caduta Repubblica sino dai primi momenti della rivoluzione Italiana.

In ciascun titolo si analizza il Diritto Romano, ed ove occorra il Gius Canonico (*). Quindi piantata questa base si espongono le teorie della vigente Legislazione, e analizzando gli articoli più importanti del CODICE rilevasi l'unione, o la differenza di massima con la scorta delle riflessioni fatte dagli autori delle Discussioni, dell' Analisi, e di altri Giureconsulti ;

(*) Non si creda, che di questo Diritto Canonico si parli diffusamente; si ricordano soltanto le più famose teorie, che contrarie furono al Gius Comune; e siccome quello formava parte della Legislazione osservata in quasi tutta l' Europa Cattolica, così superfluo non sarà di conoscerlo alcun poco.

E pubblicato il primo libro, ed il secondo Parte prima. È vendibile in Bologna, ed in Urbino presso Vincenzo Guerrini Stampatore.

Il prezzo di ciascun volume è di paoli tre romani, ossia L. 1. 57. cent. italiani.

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