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gravi ed autentiche testimonianze ne stan, per così dire sotto gli occhi d'ognuno.

L'alzare finalmente il denso velo che involse finora cotesto argomento ad onta dello studio che posero in esso uomini insigni e famosi, egli è lo scopo ed il soggetto dell'Opera, che annunziamo; opera perciò oltre ogni dire interessante e curiosa, quand' altro non fosse, per la novità della cosa, che inaspettata sorprende, e desta naturale curiosità in ogni colta e gentile persona.

Non vogliam noi arrogarci di proclamar come certa la vittoria della sentenza che si stabilisce nel libro ; ma ben possiamo asserire che il voto di non pochi imparziali scienziati, che unanimi se ne mostran persuasi, ce ne darebbe fin d'ora il diritto; e che se ciò non ostante per effetto di rispettosa circospezione ci astenghiamo dal prevenire il generale giudicio, con tanto più giusta fiducia e grata compiacenza prendiamo a dar conto di un'opera che porta in fronte il chiaro nome d'uno de' più riputati nostri scrittori ( Napione ), che vien, diremo, cheggiata e difesa dall'accurato profondo giudicio di un dotto e rinomato maestro di critica (Vernazza ),ed illustrata dalle cure di un colto e diligente Editore; e che perfine se mira principalmente alla gloria particolar del Piemonte, esalta ad un tempo con nobile ma rara generosità le glorie ancora dell'Italia, della Toscana, e di

Pisa.

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La Dissertazione del Cav. Napione, base e centro, per dir così, dell'opera, è preceduta da uno scritto che l'Editore indirizza a' Lettori imparziali per impegnarli a leggere, malgrado la prevenzione contraria, e contiene una insinuazione, per parlare il linguaggio de' Maestri dell'arte del dire, opportunissima al caso. Colla scorta dei principj di ragione e di critica egli mostra che a fronte dei documenti, antichi sì, ma che direm noi nuovi, perchè sinora al pubblico ignoti, cadono a terra la tradizione, l'opinione degli scrittori e i documenti in addietro pubblicati; che la tradizione e l'opinion de' scrit tori sono in sostanza men generali di quello che volgarmente si dice e si crede; che i documenti sui quali ripo

sa la dimostrazione dell'origine e patria Monferrina di Colombo sono i veri legittimi, irrefragabili monumenti decisivi della controversia finora esistente, é che ora cessa di esistere all'apparir di essi; e che alla autorità incontrastabile, solenne, anzi esclusivamente decisiva, perchè legale, di tali documenti punto non osta la tanto tarda loro pubblicazione, comecchè effetto di sole estrinseche accidentali cagioni. Viene poi egli accennando, come siffatte carte dalla loro legittima sede per via non sospetta e sicura al dotto Amico suo pervenissero, come questi ne facesse uso nella sua Dissertazione letta all'Accademia di Torino e poscia pubblicata negli Atti di essa, come a tale lavoro facessero plauso i dotti di maggior grido in Italia, ed oltremonti eziandio, e commendassero il pensiere di maggiormente diffonderne la notizia per via d'una ristampa corredata di prove e chiarimenti. Chiude perfine il suo scritto con un cenno prezioso, perchè dettato dal cuore, delle relazioni letterarie tra il Piemonte e Pisa, e de' suoi proprj affetti verso questa città che gli procacciò i mezzi di cooperar con l'amico alla gloria di lui e della patria loro comune.

L' A. della Dissertazione dichiara nell'introduzione di essa poter egli affermare senza esitazione veruna che la patria di Colombo fu l'antico Monferrato.... ancorchè si prov asseche Colombo nato fosse in Genova o in altro luogo del Genovesato. Aggiunge in prova di tal sua dichiarazione che quando risulti ad evidenza che uscito sia dal Monferrato il padre di Colombo, che la sua famiglia, i suoi maggiori da più secoli furono Monferrini, la nascita accidentale di lui nello stato di Genova nol fa Genovese, come (oltre più altri esempj) la nascita sua materiale in Parigi non fece mai divenir Francese il famosissimo Certaldese Boccaccio. Sul principio pertanto del diritto universal delle genti che la nascita accidentale non muta la patria, per una parte, e per l'altra sul dato di fatto, che furono Monferrini il padre e gli antenati di Colombo, posa e si fonda la sentenza dell' A., che egli ripete altrove e circoscrive in tal`modo, qualunque possa essere stato il luogo della nascita accidentali di

Colombo, il Monferrato fu la sua patria originaria, e la sua famiglia, quella degli antichi Signori di Cuc

caro.

Il primo de' tredici Capi, in cui si divide la Dissertazione, contiene un elegante elogio di Colombo, ed una esatta filosofica idea della di lui impresa.

Nel II. si propone l'A. di mostrar l'importanza di accertare la patria di Colombo, e prende da ciò argomento di molte savie, erudite riflessioni intorno allo stato d'Italia ne'tempi Romani, paragonato con quello dell'epoca posteriore al Secolo XI sino all'età della scoperta del nuovo mondo, donde risulta un quadro non meno dilettevole che istruttivo.

Accennata nel III.° l'incertezza del luogo in cui nascesse Colombo, e toccatene le cagioni, spiega come da esse egli venga obbligato a por maggiore studio nel confutar le falsità e sgombrare gli errori, che non nello stabilire il vero. Espone quindi lo stato della questione sulle traccie del Tiraboschi; prova che tanto questi, quanto il Muratori lasciarono indecisa la controversia, e con alcuni tratti di Storia e di Geografia porge lumi opportuni a scoprire gli equivoci e a diradare i dubbj; il che fatto passa a dimostrare (Capo IV.°) che Colombo non fu Ge

novese.

Esposte dipoi nel Cap. V.° varie ingegnose e sode congetture intorno a' motivi della strana oscurità, in cui restarono la professione e la dimora dei Genitori di Colombo, nel Capo seguente ne spiega l'origine secondo le storie di D. Ferdinando di lui figliuolo.

Inoltrandosi poscia nell'argomento, per toglier via alcune difficoltà del Tiraboschi, riferisce nel Cap. VII. le testimonianze di varj scrittori che affermarono essere il Castello di Cuccaro in Monferrato la patria di Colombo, e notando che quell'insigne storico dell'Italiana letteratura appena ebbe scarsa, imperfetta e sfavorevole notizia del solo sicuro fonte delle indubitate prove dell'origine di Colombo, vale a dir delle carte della lite agitatasi in Ispagna per la successione di Colombo, si fa strada a dare di queste il distinto ragguaglio ne' quattro Capitoli

susseguenti, in cui si racchiude la somma di tutta la dimostrazione del suo tema, che a questi pochi termini si riduce. Ricco oltre l'usato per entrate, e splendido per dignità al medesimo annesse fu il patrimonio lasciato da Colombo e sottoposto da lui a vincolo di Maggiorasco. Spenta la di lui discendenza maschile fierissima lite si accese per l'acquisto di sì cospicua successione, cui aspiravano molti de' primarj Signori di Spagna. Intervennero al giudicio un Bernardo Colombo di Cogoreo, e Baldassarre de' Sigg. di Cuccaro, dicendosi questi più prossimo Agnato di Cristoforo; quindi si dovette discutere e decidere dal Consiglio delle Indie, se Colombo fosse di Piacenza, oppure di Cogoreo nel Genovesato, ovvero del Castello di Cuccaro. Fu rigettata la domanda del Bernardo di Cogoreo ; ma il Baldassarre di Cuccaro diede sì piene e solenni prove della sua agnazione, che gli avversarj suoi, potenti e ricchi, ad onta del vivissimo impegno e del sommo interesse che avevano d'impugnarle dovettero ammettere, ed ammisero in fatto ch'egli era vero Agnato di Colombo; e tale ammission loro, già equivalente ad una sentenza, fu poi sanzionata da una decisione di quel gravissimo Tribunale. Ora siccome non può concepirsi che Baldassarre Colombo di Cuccaro fosse agnato di Cristoforo, se questi non fosse stato della famiglia di Cuccaro, evidente necessaria si è la conseguenza che egli fu realmente di quella famiglia, quando dir non si voglia che ciechi o corrotti furono i Giudici, stolti, insensati i litiganti Spagnuoli.

Notabilissima poi e di gran peso essendo la circostanza del perfetto mirabile accordo, che trovasi tra i fatti risultanti dalle prove date in quella lite da Baldassarre Colombo di Cuccaro, e quelli che narra D. Ferdinando Colombo figlio del gran Cristoforo nella storia ch'egli ne scrisse, l'A. ne presenta il confronto nel Cap. XI.o, e passa poi nel seguente a dar alcune notizie del medesimo D. Ferdinando, della sua storia, e di alcuni documenti che si pubblicarono aggiunti ad una seconda edizione di

essa.

Termina finalmente la sua Dissertazione con l'analisi

de' documenti prodotti da alcuni scrittori per provare che Colombo fu Genovese, e dopo alcune riflessioni critiche intorno alla niuna o poca fede che egli crede potercisi prestare, conchiude che in qualunque aspetto si vogliano essi considerare, punto non ostano all'assunto suo, perchè, o essi sono apocrifi, o se sono genuini non provano altro che la nascita di Colombo nello stato Genovese, prova inutile in questo caso pel già rammentato principio, che la nascita accidentale non muta la patria.

Passando ora alle Giunte, che fanno corpo colla Dissertazione (come l'indicano anche due lettere, una dell'A. di questa, l'altra dell'Editore, premesse a guisa di prefazione), esse sono in numero di dieci, tutte si riferiscono ai varj punti della Dissertazione che illustrano e confermano con nuove notizie e documenti, e tutte con severa critica legale tendono ai due oggetti di quella, cioè l'escludere che Colombo fosse per origine Genovese, o Piacentino, e il provare che fu del Monferrato; aggiungendosi soltanto alla sentenza enunciata nella Dissertazione una seconda proposizione, la quale è che avvi una fortissima presunzione legale, poco lontana dalla prova, della nascita di Colombo nel Castello di Cuccaro stesso, sede indubitata de' suoi maggiori (G.ta V.a).

Importante e curiosa è la notizia che ivi si dà della più recente Storia di America dello Spagnuolo Munoz, opera appena nota in Italia, e a cui si deve un documento che scioglie la questione sinora indecisa fra gl' Italiani sopra la data della morte di Amerigo Vespucci ; curiose pur sono e grate agli eruditi varie notizie storiche, letterarie, ed altre che vi sono sparse, quali son quelle che riguardano le vicende di Colombo nella Corte di Spagna (G.ta IX.a); ma per chi ama di andare a fondo della materia sono da notarsi in particolare l'analisi del documento che indusse il Tiraboschi ad ammettere l'origine Piacentina di Colombo (G.ta II.a), la serie dei documenti riveduti e ricercati dopo la stampa della Dissert. (G.ta VI.a), ed in ispecie l'Albero Genealogico della famiglia Colombo, copia esatta di quello che si stampò negli atti della lite, e il vero Codicillo di Colombo, unica genuina, anzi

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