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« Sciogliendo gr. 15 di cinconina in un piccolo eccesso di acido cloridrico, diluendo la soluzione sino a quattro litri, saturandola con cloro ed esponendola in vaso chiuso all'azione della luce diretta, si deposita sulle pareti della boccia una sostanza bianca o leggermente giallastra, quasi sempre amorfa e raramente cristallina; separandola l'indomani per filtrazione e saturando nuovamente con cloro, si ha nuova quantità della sostanza; dopo 5 o 6 giorni l'operazione è finita e si ottengono più di gr. 15 di prodotto; in qualche caso ebbi un rendimento minore. La purificazione non mi è riuscita per la insolubilità della sostanza stessa nella maggior parte dei solventi; l'acido acetico glaciale la discioglie e l'acqua la riprecipita dalla soluzione in uno stato poco soddisfacente: di una preparazione di discreta apparenza feci una determinazione di cloro ed ebbi il 52,6%. Se si fosse sicuri di avere per le mani un corpo unico, tenuto conto della proprietà della cinconina di addizionarsi coll'idrogeno o coll'acido cloridrico, si potrebbe pensare che la sostanza amorfa in parola sia il cloridrato di un prodotto di addizione della bicloro cinco nina con cloro, come C19 H20 Cla N2 O Cle HCl che richiede 52, 16 % di cloro.

<< Più fortunato fui nell'azione del bromo ('); ho scaldato per moltissimi giorni in tubi chiusi a 150° cinconina con bromo ed acqua; sulle prime io credetti che si trattasse di una ossidazione poichè si sviluppa abbondantemente anidride carbonica; ora però son convinto che è avvenuto semplicemente un processo di bromurazione simile a quello operato da Merz, Weith, Gessner, Wahl e da altri su varie sostanze, talchè nelle ulteriori esperienze escluderò l'acqua impiegando bromo in presenza di iodio.

<< Io non darò qui dettagli sulle mie ricerche; mi limiterò soltanto ad accennare i risultati sinora avuti onde riservarmi il campo ad ulteriori studî; sono stato costretto a pubblicare questa incompleta nota preliminare dal vedere che molti chimici hanno diretto le loro ricerche sugli alcaloidi della china e loro derivati.

« Tra i gas che si svolgono dall'azione del bromo sulla cinconina in presenza di acqua ho constatato soltanto l'acido carbonico; nell'acqua resta disciolto del bromuro d'ammonio.

« Dalla parte solida che costituisce il prodotto principale della reazione ho potuto separare due sostanze ben cristallizzate, l'una gialla e l'altra bianca, una resina, ed un prodotto amorfo solubile nella potassa e riprecipitabile dagli acidi in fiocchi bruni.

« La sostanza gialla è pochissimo solubile nei solventi eccetto che nel cloroformio nel quale si scioglie discretamente a caldo e poco a freddo; per cristallizzazione però non può purificarsi poichè resta sempre inquinata da piccola quantità della resina; l'unico modo per ottenerla veramente pura è la sublimazione in una debolissima corrente di anidride carbonica: a 190-200° già comincia e si fa molto più rapida verso 250° senza preliminare fusione; dopo due o tre sublimazioni (lavando ciascuna

(1) Parte del bromo adoperato in queste ricerche fu da me preparato in apparecchi di vetro col bromuro potassico puro, bicromato ed acido solforico; parte era commerciale e conteneva soltanto piccole quantità di cloro; parte finalmente era il primo addizionato di iodio. Si ottennero sempre le stesse sostanze con maggiore o minore difficoltà.

TRANSUNTI

VOL III.o

16

volta la sostanza con etere) si ottiene allo stato di completa purezza in pagliette o lamine splendenti, gialle, non contenenti azoto. All'analisi ha dato i seguenti risultati ('):

C......... 17, 45
Br........ 82, 50 ....

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99,95

«È dunque un bromuro di carbonio, e da questi risultati si ha il rapporto tra il numero di atomi di bromo a quelli di carbonio come 1: 1,4 cioè come 5: 7, ovvero 10: 14. E di fatti io credo che questa sostanza sia il perbromoantracene C1 Brio che richiede C. 17, 35 e Br. 82, 64 %, e che non si è potuto preparare per l'azione del bromo sull'idrocarburo; Diehl è arrivato soltanto al C1 Brs H2, ma nulla si oppone certamente a farci ammettere che dalla esistenza di talune catene laterali nell'antracene possa risultare un equilibrio molecolare tale da permettere la bromurazione completa del nucleo pel successivo sostituirsi del bromo ai gruppi laterali e all'idrogeno stesso; sostituzione che si ferma all'ottavo atomo d'idrogeno quando si parte dall'idrocarburo. Del resto l'apparenza della sostanza ed il modo di comportarsi al calore e verso i solventi, sono identici a quelli degli altri bromocloroantraceni ottenuti da Diehl.

<< Per dimostrare però rigorosamente la natura di questo bromuro di carbonio, bisognano delle altre esperienze che non ho fatto per mancanza di materiale, essendochè ho avuto soltanto tanta sostanza quanta ne ho analizzato. Debbo pure ritornare sulle analisi, poichè in un'altra determinazione ebbi una quantità minore di bromo e non so se attribuirlo a perdite o ad altro. In ogni modo mi pare indubitato che si tratti di un derivato bromurato dell'antracene, e che quindi il gruppo antracenico costituisca il nucleo principale della cinconina e forse anche della chinina e di altri alcaloidi naturali.

<< La sostanza cristallizzata bianca di cui ho tenuto parola è sesquibromuro di carbonio; non ne ho avuto tanta da farne un'analisi, ma l'ho riconosciuto alla proprietà di decomporsi completamente a 200-210° in bromo e C2 Br fusibile a 53o, ed al comportamento verso i solventi.

<< Se altri prodotti si formano nell'azione del bromo sulla cinconina mi propongo di vederlo in seguito, ritornando nello stesso tempo sui fatti già osservati, e sottoponendo ad identico trattamento alcuni tra gli alcaloidi che hanno delle analogie colla cinconina. Son delle esperienze però che richiedono molto tempo, ed ho impiegato parecchi mesi per preparare quel po' di sostanza che ho avuto per le mani».

Il Socio BLASERNA presenta per esser sottoposta all'esame di una Commissione, una Memoria del prof. EUGENIO VITO intitolata: Sopra due determinanti, inviata dall'autore per concorrere ad uno dei premî banditi dal Ministero di pubblica istruzione col R. Decreto 24 febbraio 1878.

(') L'acqua ottenuta nella combustione fu 4 milligrammi e quindi l'ho trascurata; condurrebbe a 0,2 % d'idrogeno.

Il Socio MORIGGIA presenta tre embrioni di gallina di 76 ore di vita provenienti da un uovo solo, anzi in un blastoderma unico, con alcune considerazioni sopra caso così raro ed eccezionale.

Il Socio DE-GASPARIS presenta la seguente Nota: Sopra alcuni elementi ellittici in funzione dell' anomalia media espressa in parti del raggio.

«È noto che nel movimento de'pianeti nella ellisse, l'anomalia media è funzione lineare del tempo, che' è la variabile indipendente nelle ricerche della meccanica celeste. Per questa ragione gli Astronomi hanno espresso i valori delle anomalie vera ed eccentrica, e del raggio vettore, in funzione dell'anomalia media. Però nelle serie finora conosciute entrano potenze di seni o coseni, seni o coseni di archi multipli dell'anomalia media. Nelle nuove serie che presento all'Accademia entrano invece le potenze dell'anomalia media espressa in parti del raggio, liberate da simboli trigonometrici. Ognun vede come per questo fatto può risultarne utilità grandissima specialmente nel calcolo delle perturbazioni planetarie, stantechè simili sviluppi possono eseguirsi eziandio per ottenere i valori delle coordinate eliocentriche, e dello stesso valore inverso del cubo della distanza di due pianeti, quale si presenta nelle ricerche del moto perturbato. In questo ultimo caso si presenta lo sviluppo di una funzione contenente due variabili indipendenti, e queste sono le anomalie medie dei due pianeti. << Ecco intanto le serie per l'anomalia vera, per l'eccentrica, pel raggio vettore, e per una delle coordinate eliocentriche.

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Nel dare queste serie come semplice annunzio, debbo avvertire che per adoperarle con profitto è necessario, specialmente per l'ultima, la ricerca di ulteriori termini, perchè siano convergenti almeno per discreti valori della eccentricità.

<< Nella precedente Nota ho dato il valore di uno dei termini della serie la quale fornisce la correzione a fare ad una delle coordinate eliocentriche del pianeta perturbato, quale ha luogo nella ellisse istantanea al tempo t, per aver la coordinata nell'orbita perturbata al tempo T dopo il tempo t. Trovo utile aggiungere che potendo,

con analogo procedimento, fare simile correzione anche alle derivate delle coordinate ellittiche, si è nel caso di conoscere l'ellisse osculatrice al tempo T, come si aveva l'altra al tempo t».

Il Socio RESPIGHI legge la seguente Nota; Sulla burrasca atmosferica del 24 e 25 febbraio scorso.

« La burrasca atmosferica, che dal 24 al 25 febbrajo p. p. ha traversato l'Italia arrecando in molte località notevoli danni, è stata segnalata anche in Roma da straordinarie anomalie nei varî elementi meteorici, e specialmente da un rapido e straordinario abbassamento del barometro, che ha raggiunto un limite di cui non si trovano esempî negli annali della meteorologia romana durante l'ultimo secolo.

<< Il barometro, che dal 23 al 24 di detto mese trovavasi in istato di rapido e continuo innalzamento, dopo il mezzodì del 24 riprese un rapido movimento discensivo, malgrado il dominio di un moderato e secco vento di NNE, contrastato nelle regioni superiori dell'atmosfera da forte corrente di S a SSE. Nella sera, perdurando la rapida discesa del barometro, il cielo si mantenne per qualche ora sereno, facendosi poi nuvoloso verso le 11", mentre qualche colpo di tuono segnalava un lontano temporale al SE.

« Dalle 3 alle 4 ant. scatenavasi una decisa e spaventosa bufera, col rapido cambiamento del vento di NNE in un procelloso e caldo vento di SSE, colla velocità di oltre 50 chilometri per ora. Alle 8" della mattina, dominando sempre il procelloso vento di SSE, un temporale proveniente da SSE ci avvertiva del suo rapido passaggio con forti colpi di tuono e con pioggia mista ad abbondante polvere o sabbia rossiccia, di cui rimaneva quasi coperto il suolo, e con grandine verso la 9 3: alle 11 circa il barometro raggiungeva la sua minima altezza, che fu di 728,32 millimetri, ossia di 733,87 millimetri ridotta a 0° ed al livello del mare, quando la velocità del vento SSE aveva già toccato i 62 chilometri per ora. Girando poscia il vento da S verso O, e diminuendo gradatamente la sua velocità, il barometro si andava lentamente innalzando, mentre il cielo si manteneva coperto con pioggie pesanti ad intervalli sin dopo le 2 pomeridiane.

«Ad 1 1/2 la colonna barometrica acquistava un rapido movimento ascensivo di oltre 3 millimetri per ora, di modo che alle 9' della sera essa aveva raggiunta l'altezza di millimetri 746,02; mentre la velocità oraria del vento riducevasi a circa 20 chilometri per ora. Nella notte il cielo si manteneva nuvoloso con frequenti lampi, mentre la burrasca si chiudeva con forte temporale verso le 6h 1/2 della mattina seguente, con pioggia pesante, lampi, tuono, grandine e qualche fulmine dopo le 8". Nella notte i monti e colli vicini eransi coperti di molta neve.

« L'atmosfera si mantenne piuttosto arida sino al cominciare della pioggia verso le 9 della mattina del 25; quindi la sua umidità relativa andava crescendo con varie alternative in relazione alle intermittenze della pioggia.

<< Le correnti superiori dell'atmosfera si conservarono sempre dirette fra Se SE, seguendo quindi nel periodo di maggiore intensità della burrasca la direzione delle correnti inferiori; e girando poscia verso SO col decrescere della medesima.

<< Le circostanze più rimarchevoli di questa bufera o ciclone sono: il rapido cambiamento della direzione del vento da NNE a SE, accompagnato da forte elevazione di temperatura verso le 4 antimeridiane del 25; la grande velocità del vento, che durante il massimo della burrasca toccò il limite di 62 kilometri all'ora, che rarissime volte si raggiunge nel nostro clima: la straordinaria oscillazione del barometro, che discese ad un minimo, che non trovasi mai registrato negli annali della meteorologia di Roma dal 1781 sino al presente: e finalmente le variazioni istantanee di pressione, o le oscillazioni istantanee della colonna barometrica, che durante il minimo giungevano a quasi un millimetro di altezza, rendendo quindi incerta la lettura del barometro. << La straordinaria depressione del barometro sembra indicare che il centro della burrasca o ciclone sia passato molto vicino a Roma; e siccome ordinariamente in tale centro la velocità del vento è minore di quella che domina nelle parti più lontane, ciò spiegherebbe il fatto che la forza del vento non ha raggiunto in Roma quegli estremi, che si sono avuti in altre stazioni attraversate dalla burrasca.

<< Nel seguente specchio sono dati i risultati delle osservazioni triorarie fatte dal mezzodì del 24 alla mezzanotte del 25 febbraio: la temperatura segnata contro le 3 ant. del 25 è stata dedotta dal termometrografo.

Osservazioni meteorologiche fatte al R. Osservatorio del Campidoglio dal 24 al 25 febbrajo 1879. Barometro a 0o ed a 63,4 metri sul mare.

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6

9

mezzanotte

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SO

0,0 8 cumuli
7 cum. t. a SE

742,40 8,1 5,59 70 0 23 SO 0,2 10 cop. velato

8,8 4,96 59
7,9 4,69 59 SO 15

<< Per mostrare più chiaramente l'andamento dei principali elementi meteorici durante questa burrasca atmosferica, straordinaria pel nostro clima, ho creduto opportuno di farne nella seguente tavola la costruzione grafica basata sui risultati delle osservazioni fatte nelle ordinarie ore di osservazione, ed anche in altre ore. specialmente durante la fase più rimarchevole del fenomeno. La velocità e direzione del vento è stata ricavata per ogni ora dall'anemometro registratore.

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