Q AL CARDINAL DE' MEDICI Il Card.di Bibiena. VANTO io mi trouo lieto,& contento per l'ottima, & Deramente Chriftianiffima rifolutione fatta due di fono da quefto Refopra le cofe Turchefche,come per la mia de' fei haurete visto,parendo hauere con fodisfattione di Noftro Signore, con beneficio de la Republica Chriftiana, & con honor mio adempite tutte le commiffioni de la mia legatione, & ridutte le cofe del Signor Duca nostro fuor d'ogni difficoltà: tanto mi ha attriftato, & afflitto la lettera di Vostra Signoria Reuerendißima de ventisette del paffato, riceuuta hierfera per il difpiacer grande, nel qual vedo trouarfi Noftro Signore,& la Signoria voftra, per le caufe fcritte in effa lettera,piena di querele, & di doglienze grauißime, & acerrime verso queSta Maeftà. Et certo la moleftia mia faria molto maggiore, fe io trouaffi effere in coftoro con effetto tutto quello, che in fe contiene la lettera voftra. Ma eßaminando la maggior parte delle querele effere fenza colpa di quà, mitigai affai il difpiacer mio ; ftimando,che anche Noftro Signore, & la Signoria Vostra, hauuta da me la ripofta; poteffino facilmente leuare da l'animo loro il faftidio prefo. Maben rimafi in gran perplessità, fe deueua, ò nò, communicar la Lettera. Percioche nel communicarla io poteua penfare, che gli animi di costoro poteffero facilmente turbarfi, & alterar fi di forte, che poi fenza difficoltà, & lunghezza non fi fariano potuti ridurre a quello che con tanto tempo, con vna tanta affinità, con la ve nuta, con la prudenza, & manieradel Signor vostro Nipote si sono ridotti, & fi trouano. Non communicandola, io poteua effer caufa, che la piaga infiftoliffe, che coftoro perfeueraffero ne gli errori,che Nostro Signore tanto più fe ne affliggeffe, & che haueffe caufa di allargar fi da loro tanto, che più mezo non ci foffe di restringimento, & che di tutto quel male,che di ciò queniße, io solo farei ftato caufa. Mi rifolfi adunque di non communicar la lettera,ma di dire a parole quel che di eßa mi parue conueniente. Et cofi hoggi me nandai al bofco di Vifena. Trouai che il Re fconofciuto se ne era venuto quà in Parigi. Parlai con Madama,la qual diffe à me, prima ch'io a lei,parte di quelle doglienze di Noftro Signore,bauute per let tere di San Malò; ma veramente fcritte con modeftia. Lo poi colmi Prima Parte. B glior glior modo,che feppi,diffi quel più che non era fcritto a lei. Et a tut to mi rifpofe molto bene. Percioche quanto alle dimande delle cofe di Milano già era riuocato l'huomo di costà, fopita la cofa, & ridotta in fe per acconciarla, quando cofi uoleße Noftro Signore, dolendofi alquanto, che Sua S. la Signoria voftra non haueffero preftato fede alle parole fue,fcritteui per me,che di tali petitioni non vi defte un fastidio al mondo, licentiafte l'huomo, che fosse costa, & lafciafte di quà il pensiero a lei. Quanto a quello, che i Francefi fanno a Milano circa quefte cofe Ecclefiastiche, che la Chiefa vi è quafi una de rifione; mi diffe il medefimo,che l'altro di,cioè di difpiacerle fino à l'anima; effer cofe,che il Re non intende: non hauer mai intefo quefto, fe. non da noi; conferitolo con Sua Maestà: fattone fcriuere caldamen tea Lotrec, che di nuouo lo faria far di forte, che forse non ne sentirefte più querele. Circa i fuorufciti di Reggio, & di Bologna mi rifponde quello che mi giura Robertetto, cioè; efferfi fcritto per due mani di lettere caldiffimamente, come noi hauemo domandato.Di Federi go da Bozzolo, hauere hauuto il confenfo del Re; fe volete offenderlo, in voftro arbitrio stà, dicendoui però in ciò il parer fuo il Re. Il Duca di Ferrara hebbe, molti mefi fono, come tutti gli altri de l'ordine, lettere dal Re del venir qud,per celebrar la fefta di San Michele. Accettò la uenuta. Fù dipoi riuocato a tutti il venire,& egli pur è uenuto:sì che vedete fe egli è stato chiamato qua,ò nò. Effendo presso a Lione,il Reli fece da l'huomo fuo qua fcriuere, che uenisse presto, per trouarfi a l'entrata di quefti Anglici, a' quali norria far quanti ho→ nori fi può. Che il Re l'habbia fatto venir quà per caufa non buona, come dice la lettera di Vostra Signoria Reuerendiffima, & fcritto a Venetia, che lo piglino in protettione, come quella m'auisa, se l'vna, ò l'altra cosa è uera,tenetemi per fciocco, e di nessuna esperienza al mondo, ch'eßo fia per ottener quà cofa in pregiudicio noftro, &c. lenatenelo di fantalia: feil Red parlerà, oferiuerà per lui,ui dirà anche ne l'orecchio,che non fe ne cura:fe l'effetto è, come volete,delrefto non deue anche Nostro signore,nè Vostra Signoria curarfi, ma attendere folo alla mente del Re. Euero che fua Maestà l'ha nominato nella fua lega con Inghilterra, & giura Madama eßerfi fatto inauertentemente, fenza penfar più oltre. Dicemi ben Madama, che Lotrec è grande amico del Duca di Ferrara, & che senza saputa del Repotria talhora farli fauore, ma non però mai in pregiudicio di Noftro Signore. Auanti ch'egli venisse qua, faceua pre gare garelcome Scriffi da Angrant al Signor Duca) che il Re fcriueffe a Venetia,& a Milano, che quando in fua aßenza gli foße fatta nello Stato alcuna offefa, non gli mancaẞero d'aiuto. Potriano quefte lettere eßereftate fcritte; ma non lo ritraggo, & l'Oratore Vinitiano tanto da bene, e tanto feruitor di Noftro Signore, & delle Signorie Voftremi giura non ne hauer di poi inteso cofa alcuna De' fali, Madama mi diffe, che San Malò molto caldamente glie ne feriueua,& parle che Nostro Signore habbia ragione Tuttauoltadice, che la Sua Santità ftia di buona voglia, & che non fi dubiti, pur che fi oferui la capitolatione: & che è ben uero, che il Re contra la capitolatione, che ha co' Genouefi, non può forzarli,& che di quefto uostra Signoria Reuerendiffima glie ne prefti fede · cofi mi accerta Meffer Agostino Foglietta efpertiffimo di quelle cofe Ma che non fi lafcera che fare per feruitio di Noftro Signore in quefta cofa, de la quale l'altr'hieri parlai a lungo col Re, breuemente ne fcrißi per l'vltima. Lafua Maestà mi rispose meglio affai di quello che prima haueua fatto, & però diffi fperarne bene. Del non hauere a Milano hauuto luogo il Placet per Monfignor Reueren diffimo Saluiati; Madama dice, che non lo fapena, & che il Re non mancherà di far che habbia effetto. Che coftoro cerchino, che Nostro Signore fifcopra ad impedire la elettione del Catholico,& nie gbila Corona a Cefare, come voftra Signoria Reuerendiffima fcriue; perche offenda l'ono l'altro di forte, che gli habbiano fempre ad effere nemici, accioche fua Santità, & cotefta Santa Sede refti poi in tutto a difcretion di Francefi,potria effere,che foffe cofi,ma io non mi induco facilmente a crederlo,maffime uedendo manifesta la caufa,che a quefto lo induce:& non penfate,che anche il Refi ftia per impedirla,che ui fo dire,non dorme. Non dice il Re,che fi nieghi la Corona a Cefare,che non è giufto,dice bene,che le fi dia nel modo, che fi è data a gli altri,cioè,che uenga per eßa a Roma, & di ciò fi moftri Sua Santi tà defiderofiffima. Se uiene difarmato; che fe li dia co' maggiori ho nori, che fi deße mai ad altro Imperatore: & fe uiene con arme ; dice,quel che fcriffi per l'ultima mia, Hammidipoi detto un'altra cofa, cioè, che Cefare faccia quello che è tenuto a fare nel domandar la Corona, in mandargli Ambafciatori a Noftro Signore a Roma, & Catholico uolcndo effere aßolto dal giuramento, moftri la elettione, la quale effo Chriftianiffimo di nuouo afferma non effer fatta, & dice bauerne lettere fresche, & Madama ne ha una del Conte Palati no, no, fecondo cogino fuo, Scritto fin qui, ho parlato col Re di tutte le cofe,di che parlai con Madama,e trouo in S.M.quafi le medefime rifpofte, che in fua Eccellenza: & della cofa del Duca di Ferrara prefti fede N.S.& Voftra Sig. a quanto fcriuo di fopra,et ftatene con l'animo quieto;perche tro uo(fe dir fi può) meglio nel Re, che in Madama. Della cofa del fale,ha uemo ad eßere il gran Cancelliero, Giouan Ioachino,& io infieme,oltre a quel che fi è fcritto,fi penferà di fare il meglio che fi potrà, & il Signor Vifconte credo tireremo dal canto nostro. Di nuouo m'ha S. M. parlato de la cofa del Catholico: di che non m'accade dirle altro;folo dirò,ch'ella è in tutto volta al Duca di Saffonia,quando riuscir poteffe di farlo Re de Romani, fpiccatofi in tut to,& per tutto con l'animo,& con le prattiche da quella chimera, ne la quale alcuni di Alémagna haueuano messo vn'anno fa Sua ChriStianiß.Maeftà. A quel che mi fcriue Bartolomeo, Noftro Signore penfa, che quando il Re mi parla di questa cofa,io mi tenga la lingua alla cintura, & forfe penfa, ch'io non replichi a S.M. che per non hauer noluto creder la elettione, non ha cercato d'impedirla, & che è hora condotta in luogo, che non ha più rimedio,che vuol lasciar queflo pefo fu le spalle di N. Sign. tirarli vna guerra alle porte di Roma, alterar la pace, & union tra Principi, dare occafione al Turco di uoltar l'arme a' danni de' Chriftiani, facilitargli i difegni fuoi, &c. Creda N.S.V.S.Reuerendif. che non manco di rifpondere,& in quefte altre cofe particolari tra N. Sign. & il Re, fpeffo dico a costoro, che non conoscono; & non intendono ancora interamente il modo, nè la forma per ftabilire bene l'animo di Nostro sign.& per indurlo a defiderare ogni grandezza loro, fando effi ogni giorno termini, & domande contrarie alla natura di S. Sant. mostrando ftimarla poco, &quel poco per cauarne commodità. Dico peßo quefte, & altre fimili cofe, ma mi par fuperfluo fcriuerle,che faria folo un uoler moStrare il faccente. Attendo a feruire con tutta la fede, amore, & diligenza mia, & fe di qua mi è detto fempre bene, & cofi pare a me che fia,& cofi anche da altri ritraggo; certo le lettere mie non debbono effere fe non buone, che altro ufficio non seppi mai fare che di buomo da bene, & fincero. Parmi Monsignor mio Reueren diẞ che quefto Re habbia buona mente, buono spirito, che sia tutto di N. Sig. delle Sign. Voftre.Potriano però coftoro effere si cu pi, io si tristo notatore, che non fapeffi toccarne il fondo, ma nol cre do.Dico quel che conofco,et giudico,che N.S.debba starne fenza fasti dio,et fenza difpiacere; perche come dico,la mente è buona, et l'amor verfo di uoi è grande: fe cofi credete; non u'allargate,anzi ftringeteui più,fe più fi può, che più volte di ciò il Re, & Madama, et io hauemo parlato infieme, mi perfuado, anzi fon certo,lo faranno più che vo lentieri. Son certo,fed N. Sig.vn'altra uolta fi abboccaße con questo Re, V.S.Steffe folo dieci dì con S.M.& con Madama,giudicheriano,ch'io baueßßi nelle lettere mie fato parcialità grandiffima in fcriuere di loro, Ben fapete, che ogni di haurete da lor mille domande ftrane;perche in quefto effi fon gente fenza ragione, ma ridetenene, & non ne fate nulla,& quà non ne farà altro: & confiderate l'animo,& l'ope re del Rene le cofe di stato,& grandi, & se ui corrisponde, stringetefeco,perche,quanto a quel ch'io comprendo, ui dico ueramente, il creder mio eßere,che di quà trouerete corrispondenza d'amore,& di fede. Potreigabbarmi: manol credo per molti rispetti, & ragioni, che lungo faria fcriuere. Raccomandomi in buona gratia di V.Illuft. &Reuerend.Sig. Di Parigi,agli 8.di Decembre. 1518. ui 3 A MONSIG. MARINO, CARDINAL CAracciolo, Gouernatore di Milano. war but Il Card. di Capua. V SIG. Reuerendiẞ.mi richiede, che io le fcriua minutamente, come fia fucceffa la morte, che questi dì s'è intesa,del Signor Tomafo Moro, ilqual poco tempo fa era Cancellier grande d'Inghil terraset io, che fono obligato di feruir a voftra Signoria Reuerendiffi ma in ogni cofa, fon contento di feruirla anco in quefta, quantunque la materia molto mi dispiaccia, hauendo a ragionar della ingiufta morte d'un huomo tanto da bene, innocente, ualorofo, & antico amico mio. Saprà dunque Voftra Signoria, per quel che fcriuono d'Inghilterra,che il predetto Meffer Tomafo Moro fumenato il pri mo del mese di Luglio proffimo paffato dinanzi i giudici deputati dal Re, et quando le querele, et informationi fatte contra lui, furono publicate in fua prefenza, il Signor Cancelliero,et il Duca di Nort→ fole fi uoltarono verfo lui,dicendo così; Voi vedete Meffer Tomafo, Prima Parte. B 3 che |